In Italia negli ultimi anni si parla molto dei mixtape nel rap ma non tutti ne sanno il significato e la storia.
Vediamolo assieme.
I mixtape nel rap italiano e americano
Per capire al meglio cosa sono i mixtape nella musica rap, affronteremo i seguenti punti:
- Significato dei mixtape nel rap ieri
- Significato dei mixtape nel rap oggi
- Alcuni esempi americani
- Alcuni esempi italiani
Significato dei mixtape rap ieri
Il mixtape è per definizione un mix di brani scelti con attenzione da una persona, mixati e registrati su supporto analogico o digitale. Inizialmente veniva proprio fatto sulle musicassette (da qui la parola mix + tape, che in inglese significa nastro) e dagli ’70, ’80 e ’90 erano un must nelle case di molti giovani americani (e non solo).
I primi a realizzarli nel rap game furono i pionieri Kool Herc e Afrika Bambaataa, ma è solo a cavallo degli Novanta e dei primi anni 2000 che iniziarono a spopolare ovunque, causando anche più di un grattacapo alle etichette discografiche.
I rapper prendevano dai vinili o da versione instrumental i beat altrui e ci rappavano sopra, registravano il tutto su cassetta e lo rivendevano per strada o alle feste, facendosi conoscere i maniera semplice e veloce.
Fino a qualche anno fa, quindi, per mixtape si intendevano dischi “fatti in casa”, sopra beat altrui e messi in free download su piattaforme come DatPiff o social network come come MySpace.
Significato dei mixtape oggi
Ora le cose sono cambiate. Le piattaforme di streaming come Spotify la fanno da padrone e (quasi) tutti i rapper punto ad esse per diffondere la propria musica.
Qui non puoi pubblicare brani su strumentali già edite, per questioni di copyright, e così la maggior parte dei mixtape odierni sono fatti su beat inediti.
La differenza tra un mixtape e un album nel rap adesso sta nel fatto che nei primi, solitamente, si sperimenta, ci sono brani più crudi e si chiama al loro interno un sacco di amici e colleghi. Tutti aspetti, che per un motivo o per l’altro, l’artista in questione non si può permettere di fare nel proprio album ufficiale.
Alcuni esempi americani
Non si può partire a parlare dei mixtape nel rap americano senza citare uno dei più forti in materia: 50 Cent.
Con la sua G-Unit, nei primi 2000 ha infuocato le casse di molti fan grazie ai mixtape Guess Who’s Back, 50 Cent is the Future e la saga G-Unit Radio realizzata assieme a Lloyd Banks, Tony Yayo e Young Buck, preparando per bene il terreno a quell’impero che sta portando avanti alla grande oggigiorno.
Nello stesso periodo altre due figure diedero un grosso contributo al successo dei mixtape: Dj Drama con la saga Gangsta Grillz e Lil Wayne che di recente si è autodefinito “uno dei pionieri del mestiere”
Tutt’ora Weezy li sta portando avanti, con ad esempio No Ceilings 3 pubblicato nel 2020 e avente al suo terno sue versioni personali di Takeover di Jay-Z, Life is Good di Drake e Future, Dior e For the Night di Pop Smoke e Laugh Now Cry Later di Drake.
A proposito di Drake, anche lui si è fatto conoscere inizialmente con i mixtape.
Best I Ever Had e Succesful sono i singoli di maggior successo del mixtape So Far Gone, uscito nel 2009 e all’interno del quale spicca anche la traccia Say What’s Real. Questo brano presenta la strumentale di Say You Will di Kanye West ed è curioso sapere che quest’ultimo, inizialmente negò il permesso a Drake di pubblicarlo sulle piattaforme di streaming, scrivendo anche alcuni tweet che hanno fatto la storia del loro celebre beef, terminato con la pace solo nel verso la fine del 2021.
Un rapper con cui invece Drake non ha avuto nessun dissing e con cui si trova benissimo a collaborare è Future: ne è una prova il loro riuscitissimo mixtape What a Time to Be Alive, realizzato in soli sei giorni.
Poco quindi gli è bastato per dare vita a una hit mondiale come Jumpman:
Facciamo ora un salto ad Harlem per accennarvi altri esperti di mixtape:
- Dipset: il collettivo noto anche come The Diplomats dal 2002 al 2005 ha realizzato cinque volumi della saga Diplomats, accompagnata nel mentre da quelli solisti di Juelz Santana e Jim Jones;
- Dave East: dal 2010 ad oggi ha pubblicato una miriade di mixtape (recuperate la recente saga Karma) che gli hanno fatto acquisire notorietà e rispetto nella scena, ma non abbastanza successo commerciale, neanche con il suo primo album ufficiale Survival;
- La A$AP Mob, il collettivo fondato dal compianto A$AP Yams tra il 2011 e il 2012 si è fatto conoscere alla grande con il tape Lords Never Worry e con l’acclamato Live. Love. ASAP di A$AP Rocky, sbarcato su Spotify proprio di recente.
Tanti altri rapper di Harlem o di New York hanno dato prova delle loro qualità attraverso i mixtape. Se volete però iniziare a conoscere i mixtape della Grande Mela, partite pure da questi nomi e non ne rimarrete delusi.
Con il passare degli anni il sound cambia, si consolida la musica trap e i mixtape diventano un’ottima vetrina per i vari producer, che possono sfoggiare i loro beat in dischi di successo come Barter 6 di Young Thug, Beast Mode di Future oppure Y.R.N. dei Migos, che grazie alla hit Versace ha presentato a tutto il mondo l’estro di Zaytoven:
Anche una delle voci più apprezzate dal grande pubblico negli ultimi anni è partito con i mixtape. I brani avevano un sound differente da quelli che rilascia attualmente, ma ci facevano capire già il talento dell’artista. Ci riferiamo a The Weeknd e al suo House of Balloons, mixtape del 2011 che presenta nella tracklist la bellissima Wicked Games, rivisitata anni dopo assieme a nientepopodimeno che Eminem:
Alcuni esempi italiani
Anche in Italia abbiamo avuto dei mixtape memorabili e molto apprezzati dai fan.
Partendo dai primi esempi di Dj Double S e della Teste Mobili crew, è doveroso poi citare i Quelli Che Vi Consiglio di Gemitaiz, gli MM di MadMan, Orange County di Tedua, Game Over Vol 1 di Jack The Smoker, The Secret Mixtape di Brokenspeakers ma, soprattutto, due saghe storiche: Fastlife di Guè Pequeno e Machete Mixtape di Salmo e soci.
La saga di Guè parte da lontano, dal 2006, e per tutti i fan del rapper dei Club Dogo è un vero e proprio culto, ribadito anche dal successo ottenuto nel 2021 con il tanto atteso quarto capitolo: Fastlife 4. Non più beat americani, ma strumentali inedite. Dj Harsh e fotta sempre presenti e il risultato si è visto eccome:
Quella della Machete è cominciata invece nel 2012 e grazie alla forza del collettivo, agli ospiti chiamati e ai nuovi social network, è diventata fin da subito una delle più apprezzate e attese saghe del rap italiano.
Tutti si ricorderanno sicuramente brani come King’s Supreme, Ganja Boat, Battle Royal o il tormentone Yoshi:
Prodotti su beat editi o inediti, i mixtape hanno quindi contribuito alla storia dell’hip hop e alla crescita di tanti artisti, permettendogli ogni volta di sperimentare e divertirsi in studio con amici e colleghi con cui magari non collaborano negli album ufficiali.
Possiamo perciò vederli come progetti nati dall’underground rap e arrivati passo dopo passo a un pubblico sempre più ampio, un po’ come noi di Rapologia.
Testo inizialmente scritto per la Storify di BSMNT 105 e poi rivisto
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