Il 2021 sta per terminare portando via con sé dischi che abbiamo amato alternati ad altri che ci hanno parecchio deluso. Così, mentre stilavamo le nostre classifiche ci è apparso chiaro come due mostri sacri del genere quali Guè e Nas abbiano condiviso più di qualcosa nel corso della loro carriera, specialmente in questi mesi.
Di seguito potete trovare una breve analisi del loro 2021, con una speranza per il futuro che ci auguriamo possa rivelarsi poi una profezia.
Guè e Nas: due leggende, una storia
Guè e Nas sono a nostro parere i rapper più consistenti di questo 2021 e ciò che li accomuna va ben oltre le tre lettere che compongono il loro nome d’arte. Il rapper italiano si è imposto nell’anno che sta per chiudersi con ben tre progetti di spessore come la riedizione de Il Ragazzo d’Oro – che il tempo ha glorificato e non invecchiato – l’epico ritorno di Fastlife con un quarto capitolo davvero frizzante ma soprattutto con uno dei suoi dischi migliori, GVESVS. Nas è invece riuscito a mettere d’accordo tutti con due progetti come King’s Disease II – che per gli addetti ai lavori è risultato essere migliore del primo volume – e Magic, un EP che sembra essere la versione 2021 di Illmatic per sound ed attitudine.
Questo non significa che entrambi non abbiano avuto parecchia concorrenza nel ruolo di MVP quest’anno. In Italia Marracash ha rilasciato un altro disco bellissimo dopo Persona mentre in USA un visionario come Westside Gunn ha dato filo da torcere ai mostri sacri del genere con l’ottavo capitolo dell’iconica saga Hitler Wears Hermes 8. Eppure c’è qualcosa di più nei due artisti che abbiamo scelto come protagonisti del 2021, che affonda le radici nel loro passato, nella loro carriera ma soprattutto in un presente molto simile che stanno condividendo.
Guè e Nas sono figli dell’ambiente che li ha prodotti e che ha ispirato le loro rime. L’’unica differenza tra i due è che il primo non ha mai vissuto una vera e propria fase calante lungo la sua carriera solista mentre il rapper del Queens ha dovuto rivedere la sua posizione dopo la non tanto riuscita collaborazione con Kanye West del 2018, definita dallo stesso artista come “uno dei momenti più difficili della sua carriera”. Ma le proporzioni, si sa, sono ben differenti tra Italia ed estero e quindi i rispettivi momenti vanno sempre contestualizzati.
Quel che è certo è che entrambi hanno ritrovato un’ispirazione nuova grazie a dei producer che li hanno seguiti passo dopo passo: Hit-Boy per Nas e Dj Harsh e Sixpm per Guè.
I due rapper sono sempre stati noti per la loro versatilità nella scrittura ma forse nel lungo periodo è mancato ad entrambi qualcuno che potesse donargli un’identità precisa in cui rispecchiarsi; e se di Nas si è spesso detto che la scelta delle strumentali non fosse sempre ottimale è diverso il discorso riguardante Guè, che ha sempre dimostrato un ottimo gusto nella selezione dei beat su cui scrivere.
Dopo aver strizzato l’occhio alle nuove tendenze nei precedenti progetti l’ex membro dei Club Dogo è tornato con decisione ad un boom bap più serrato e fedele alle origini, proponendoci forse la migliore versione di sé nella forma e nel contenuto dai tempi di Vero. GVESVS è infatti un album completo sotto ogni punto di vista, sicuramente nel podio tra le sue produzioni grazie anche all’ottimo lavoro svolto da Sixpm – ex membro dei 2nd Roof e storico collaboratore di Guè – mentre Fastlife 4 ha bisogno davvero di poche presentazioni: barre in quantità e stile da vendere, con Harsh che funge da co-protagonista in questo celebre ritorno.
Molto simile è il discorso riguardante Nas, che dopo una carriera pluriennale di alti e bassi ha trovato in Hit-Boy un alleato prezioso. Grazie al producer di N*ggas in Paris Nasir si è misurato su ogni tipo di strumentale, mantenendo intatta l’ispirazione di una penna che sembra aver ritrovato la sua forma migliore. Magic è un progetto che guarda agli anni d’oro pur suonando attualissimo, in cui puoi sentire il traffico di New York nelle barre che lo compongono, mentre King’s Disease II va ad impreziosire la sua discografia con un disco solido, in cui l’autore si rimette in gioco senza alcun timore uscendo dalla sua zona di comfort.
In definitiva potremmo dire che Guè e Nas perseguono un obiettivo comune, ovvero quello di continuare a dare un’estrema dignità al genere progetto dopo progetto, anno dopo anno. Perché il rap non è una questione anagrafica, o lo sai fare o non lo sai fare e non c’è una via di mezzo. Non importa se con lo snapback o con lo smoking, se a Milano o a New York. Il contorno definisce ma è la figura che racconta.
E chissà se questa rinnovata collaborazione tra Guè e la Def Jam non porti i due ad incrociarsi sullo stesso beat in futuro…