Dopo quasi un anno dall’uscita di MOOD, Nayt torna sulla scena con un nuovo album, DOOM, prodotto quasi interamente dall’amico di sempre 3D, oltre a Gemitaiz e Frenetik & Orange.
Dodici tracce che segnano il continuo del percorso iniziato con MOOD, arricchite dalle collaborazioni dello stesso Gemitaiz e Mattak.
Per l’occasione abbiamo avuto modo di fare due chiacchiere durante la conferenza stampa di presentazione con il rapper romano, il quale ci ha svelato aneddoti e curiosità di quello che può essere considerato l’album più introspettivo della sua carriera.
Nayt ci racconta DOOM, l’album più introspettivo della sua discografia
Un album empatico, introspettivo e soprattutto vero. Non potremmo descrivere diversamente DOOM, l’ultimo album di un Nayt sempre più maturo e consapevole che sa benissimo come fare centro nelle orecchie dell’ascoltatore.
Le sensazioni positive provate dopo i primi ascolti in anteprima non deludono l’hype creatosi dopo l’uscita dei due singoli introduttivi, Mortale e La mia noia, due dei brani più riusciti dell’album.
La voglia di raccontarsi e descrivere fino in fondo l’animo umano è l’obbiettivo principale del rapper classe ’94, capace di realizzare un disco che parla di vita nel vero senso della parola, affrontando dubbi, ansie e tematiche esistenziali.
In questo senso, la copertina del disco, ispirata al celebre quadro del pittore spagnolo Francisco Goya, richiama direttamente alcune tematiche affrontate nei brani. Le immagini, come spiegato anche da Nayt stesso, descrivono morte, guerra e soprattutto paura, sensazione esternata indirettamente dal rapper in alcuni passi dell’album e visibile senza filtri sulla copertina.
Il concetto di vivere è sicuramente uno dei più sviscerati e messi a nudo. La traccia intitolata (partenza) si conclude con uno skit estremamente riflessivo, estrapolato da una conversazione tra Nayt e il suo ex maestro di teatro, descritto dal rapper come mentore e vero e proprio maestro di vita. Una riflessione sulla sessualità e più in generale sul vivere che riassume al meglio il filo conduttore di DOOM: un viaggio alla scoperta di sé stessi che ha come meta conclusiva il riuscire a (ri)trovarsi, acquistando consapevolezza e maturità.
Oltre alle emozioni in cui tutti si possono rispecchiare, DOOM affronta il percorso musicale intrapreso da Nayt negli ultimi anni, il quale, come confermato da lui stesso, è sempre meno legato alla necessità/voglia di arricchirsi, prediligendo il voler comunicare emozioni autentiche attraverso i propri brani.
DOOM è in questo senso uno degli album più completi e maturi mai realizzati dal rapper, che conclude nel migliore dei modi il viaggio iniziato con MOOD. Aspettando la fine dell’anno, non possiamo non collocarlo momentaneamente tra i migliori album usciti in questo 2021.