In occasione della pubblicazione dell’EP Paura e Liberazione, abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con Cali e Aleaka, MC e producer del progetto.
Ci hanno raccontato qualche dettaglio sul progetto, sul loro modo di approcciarsi a questa musica e ci hanno consigliato di ascoltare il disco in cuffia, in solitaria.
Cali e Aleaka: nell’intervista ci consigliano di ascoltare l’EP in cuffia e in solitaria
Sono passati ben sette anni dal vostro precedente lavoro La Malattia. Quanto è cambiata la scena musicale? Avete fatto fatica a riprendere il percorso da dove lo avevate lasciato?
Cali: «La scena si è rivoluzionata, dal 2014 quando è uscita La Malattia è cambiata un sacco di volte. Paura e Liberazione nelle intenzioni non è un sequel, è un EP di tracce scritte nell’ultimo periodo che suonano abbastanza personali a prescindere da cosa va al momento».
Ale: «La scena musicale è giustamente cambiata, molta più gente indubbiamente ha approcciato al genere. Purtroppo essendosi alzati gli standard con major e via dicendo anche un ragazzino vuole diventare “famoso”. Questa cosa porterà molti ragazzini a perdere entusiasmo nel momento in cui non trovano il riscontro che cercavano. Per assurdo non abbiamo fatto fatica a riprendere il percorso perché non abbiamo ripreso nessun percorso, il progetto è totalmente diverso da La Malattia».
Cali hai probabilmente una delle scritture più raffinate e complesse della scena, in grado di evocare immagini e ragionamenti intricati, pur senza perdere il flow micidiale. C’è qualche artista, italiano o americano a cui ti sei ispirato per raggiungere questo tuo livello? C’è qualcuno all’interno della scena italiana in cui ti rispecchi?
Cali: «Sono superfan di MF DOOM e quando ero più piccolo, cioè quando mi stavo un po’ formando, ho ascoltato Madvillainy e DangerDoom all’ ossessione quindi posso dire che buona parte dell’ispirazione iniziale anche nel modo di scrivere arriva da lui. In realtà al momento ho un po’ perso di vista la cosa e sto ascoltando tutt’altro, tanta musica strumentale quindi nessuno in cui possa rispecchiarmi a livello artistico».
Aleaka ben sette anni fa hai iniziato a sdoganare suoni che per l’epoca sembravano futuristici. Tutt’ora, quelle produzioni suonano benissimo, così come quelle più recenti di The Almighty Birds e di Paura e Liberazione. Qual è il segreto per un producer per restare sempre aggiornato e non suonare mai “vecchio”?
Ale: «Mi annoierei a fare sempre lo stesso tipo di beat. Per me è ancora un gioco, per quanto mi impegno in modo professionale. Giocare allo stesso gioco rompe le palle dopo un po’. Mi tengo molto aggiornato musicalmente, soprattutto con le uscite USA, quindi anche quello porta nuovi stimoli».
Sappiamo che il progetto Paura e Liberazione è stato portato avanti principalmente attraverso scambio di materiale via internet, quindi senza un contatto “fisico” tra producer ed MC, che molti invece ritengono sia fondamentale. Come vi trovate a lavorare in questa maniera? Si velocizzano i tempi di realizzazione o si allungano?
Ale: «Vivendo a due città a 400 km di distanza indubbiamente si velocizza tutto via internet. Lavorare a stretto contatto è a volte un’arma a doppio taglio, anche se rimane una cosa molto bella da fare. Conosco abbastanza bene Cali da sapere cosa può piacere sia a lui che a me».
Cali: «Io sono a mio agio a lavorare in entrambi i modi, se lo scambio avviene a distanza il lavoro esce molto più intimo perché ho tutto il tempo di scrivere e riscrivere le cose per conto mio.. È una figata lavorare assieme in studio però come dice Ale ti limita a livello di tempo sia che tu viva nella stessa città sia che tu viva a 400 km di distanza. Facendo noi musica da “ascoltare” (in un certo senso) più tempo ci dedichi fuori dallo studio meglio è».
La Malattia era uscito per Unlimited Struggle. Per questo nuovo progetto vi siete affiancati a qualche label indipendente o è totalmente autoprodotto?
Ale: «Siamo totalmente indipendenti, io da pochi mesi ho creato questo collettivo che non mi piace neanche chiamare Label perché non fa quel tipo di lavoro. Il collettivo si chiama FUUU REC e semplicemente racchiude persone e progetti che sono in linea con i miei gusti. Ovviamente il disco con Cali è tra questi»
Di Cali invece sappiamo molto poco: non avere Instagram in questo periodo storico limita sicuramente la visibilità al pubblico, ma come abbiamo visto, non limita assolutamente la capacità artistica. Cosa ne pensi di questa nuova scena in cui l’immagine conta più dei contenuti? Hai in cantiere altri progetti musicali per il futuro di cui magari non hai ancora parlato?
Cali: «Chiaramente, aldilà del gusto musicale, non mi ci ritrovo. Non è proprio la mia cosa rompere il cazzo ogni giorno con foto, aggiornamenti sulla mia vita o sul mio punto di vista. Per come la vedo è un modo fake di approcciarsi alla musica infatti molti dei ragazzini che vedo ora fanno un sacco di stories ma pochissima musica».
Nel disco The Almighty Birds abbiamo visto Aleaka lavorare con sia con ragazzi emergenti (quali appunto Zeno in Levitico, una delle tracce migliori del progetto) sia con vere e proprie leggende viventi come Rischio e Kiffa. Ti trovi meglio a lavorare con i giovani o con i veterani? Personalmente ti reputo un ottimo talent scout di giovani. Chi sono i prossimi su cui puntare?
Ale: «La spontaneità di un ragazzo giovane mi lascia sempre stupito in modo positivo. Sono due attitudini completamente diverse. Come dicevo prima il ragazzino ha quella fame di voler diventare il nuovo Sfera Ebbasta in 3 mesi, cosa che secondo me penalizza molto. Il veterano è molto più tranquillo in lavorazione. Sono due approcci diversi ma apprezzo entrambe le cose, anche se preferisco sempre un lavoro fatto con costanza e passione, aldilà dei risultati».
Il flow di Cali è veramente complesso: per cogliere appieno il senso di tutte le rime e gli incastri è necessario ascoltare più volte i brani e ad ogni ascolto il brano acquisisce maggiore spessore. La domanda è: quanto tempo impieghi mediamente per scrivere un brano, con questo livello di tecnica e lessico?
Cali: «In realtà non molto, è abbastanza naturale e istintivo il processo. In alcuni progetti miei sentirai mega cura nei dettagli e in altri molta meno, proprio perché se in quel periodo sono stimolato a trattare la musica in modo matematico mi verrà naturale cercare di metterci più chiavi di lettura mentre scrivo altrimenti giocherò più a livello melodico. Quindi posso dirti che la maggior parte dei brani escono completi nel giro di un paio di giorni».
Da parte della redazione di Rapologia, nel progetto Paura e Liberazione una traccia spicca sulle altre: Liberi e Schiavi, con il featuring di Dargen D’Amico. Dargen ha decisamente colto nel segno, integrandosi perfettamente all’interno del dualismo Cali-Aleaka. Chi di voi due ha avuto l’idea di chiamare Dargen in questo progetto? Potremmo mai sperare in un progetto realizzato da tutti e 3 assieme?
Cali: «Tutto merito di Ale».
Ale: «Ho sempre visto Dargen musicalmente molto affine a Cali. Con lui ci sentivamo già da tempo sporadicamente. Ho pensato “perché non farlo, sarebbe una bomba” e così è stato. Dargen è stato gentilissimo e super preso bene a collaborare, penso che il pezzo sia riuscito alla grande. Mi viene da ridere solo al pensiero di quanto non sia fattibile un progetto a 3, però chi lo sa, la vita è così strana».
Dato che la tragica situazione COVID sembra allentare un po’ la morsa, prevedete dei live per la prossima stagione invernale, per portare in giro questo progetto?
Ale: «Non penso ci saranno live del progetto. I dischi nostri non sono fatti per essere suonati dal vivo, sono più per essere ascoltati in cuffia in solitaria a parer mio».
Ringraziando Cali e Aleaka per l’intervista, vi lasciamo il link per acquistare le ultime copie fisiche di Paura e Liberazione, oltre al link per ascoltarlo in streaming.