In questa recensione andremo del tutto controcorrente, e non per voler essere anticonformisti o in quanto poco fan di Rkomi, anzi, tutto il contrario: da grande fan del rapper di Calvairate, attendevo Taxi Driver, il suo ultimo album, con grande impazienza, e il concept, così come le premesse iniziali, mi avevano fatto ben sperare in merito al progetto.
Purtroppo, però, non sono bastate queste due cose per farmi apprezzare il disco, che, con grande difficoltà, giudico non riuscito e pure piuttosto deludente.
Taxi Driver di Rkomi: un progetto che promette tanto ma riesce poco
Premessa: per approcciarsi a Taxi Driver bisogna accantonare del tutto la foga di Dasein Sollen, l’atmosfera e la scrittura di Io In Terra, le vibes di Ossigeno e pure la leggerezza calibrata di Dove Gli Occhi Non Arrivano. Fatto questo, ci si può addentrare nel disco, anticipato da Ho Spento Il Cielo con Tommaso Paradiso e con un concept generale che rimanda al celebre film De Niro del 1976.
Iniziamo dunque ad esplorare l’album e, per farlo, mi sento di dividere il progetto in due: le prime otto tracce da un lato e le restanti sei dall’altro; questa divisione non è voluta, quanto guidata dall’ascolto del disco che mi ha portato a spaccare idealmente in due il progetto e a bocciare completamente la prima parte, tranne per Partire Da Te, e a salvare, quasi del tutto, la seconda.
Le prime otto tracce, al di là della loro riuscita o meno, compresa la già citata Ho Spento Il Cielo, sono, dal mio punto di vista, un tentativo di assemblare alcuni dei punti di forza dei precedenti dischi in questo nuovo progetto; se però, ad esempio, l’Intro omonima di Io In Terra ci regalava un racconto spontaneo e ricco di sfumature, la prima traccia di Taxi Driver, che ne ricalca la scia, sembra un racconto di un podcast forzato e a tratti anche noioso.
Lo stesso succede con il filone indie, qui composto da Gazzelle e Ariete, che, come Carl Brave in DGONA, cercano di spezzare il ritmo del progetto ma, ancora una volta, rispetto al disco precedente, il risultato è piuttosto scarso e i brani risultano terribilmente banali, con espressioni poco ricercate e dozzinali come: “Non mi serve altro se ho già te”, “Il tuo amore è la mia arma”, ” …Ti penso tardi la notte”, “Ogni volta mi rigiro dal tuo lato preferito”…
Hit estive, note positive e un passato artistico su cui cala il sipario
Il disco raggiunge, sempre secondo un parere personale, il suo punto più basso nella voglia di mettere a segno a tutti i costi almeno una hit estiva, nell’ideazione delle tracce con Irama e con Sfera Ebbasta; in quest’ultimo episodio si verifica in tutto e per tutto un ricalco della passata Mon Cheri: testo incredibilmente frivolo, ritornello ripetitivo fino allo sfinimento e solita tematica amorosa e relazionale raccontata in una maniera davvero spicciola.
“Oh oh, ogni volta che scopo una donna che amo
Facciamo l’amore ore e ore
Oh oh, ogni volta che amo una donna che scopo
Parliam di qualcosa ore e ore”
Il problema più grosso, però, è che, come quasi tutti i singoli in collaborazione con Sfera o Irama, questi fanno centro a prescindere dalla qualità del prodotto: le due canzoni in questione, Luna Piena e Nuovo Range sono le più ascoltate dell’intero progetto e già dal primo ascolto se ne riconosce tristemente il destino da discoteca e da serate estive, per poi finire, probabilmente nel dimenticatoio.
Chiudiamo questa prima parte con Paradiso Vs Inferno con Roshelle: idea del brano è apprezzabile, ma forse la combinazione delle due voci rende poco l’intensità del testo, davvero carico e profondo.
“Ho una fiamma sola, per illuminare il buio mentre cicatrizzo
Dio mi tiene in pugno col suo bel sorriso
Non sono Dante, l’Inferno, il mio inferno è un altro
Mi fermo, c’eran due strade ma a me piacevano entrambe”
L’umore, per fortuna, si alza visibilmente con le restanti sei tracce, che permettono al disco di prendere una direzione diversa e di sembrare quasi un progetto a sè, decisamente più maturo e riuscito. La bellissima Sopra Le Canzoni con Dardust ci fa prendere una boccata d’aria fresca e ci aiuta a sperare negli ultimi brani presenti. Segue subito dopo 10 Ragazze, con Ernia, che, a differenza di quella con Sfera, pur essendo sempre una traccia molto leggera, è decisamente ben fatta. Il ritornello, nella sua semplicità, ci cattura e ce la fa cantare all’infinito.
Con Mare Che Non Sei, che vede la partecipazione di Gaia, e Solo Con Me, con il talentuosissimo Tommy Dali, il progetto ci fa davvero sognare e le emozioni si intensificano al punto da desiderare un intero disco in questo stile. Prima di chiudersi con Taxi Driver, traccia mediocre ma comunque riuscita, troviamo la nota dolente di questa seconda parte ideale, ovvero Cancelli di Mezzanotte con Chiello.
“Non sono in grado di scrivere una canzone
E non riesco mai a dirti quello che provo
I tuoi occhi erano la mia colazione preferita
Preferita”
I giudizi più che positivi che si possono leggere sui social in merito a questa canzone, penso che riflettano più che mai la percezione dei prodotti artistici nel nostro tempo: quando un artista che ha sempre portato un prodotto molto al di sotto degli standard, si eleva minimamente e ricerca una certa introspezione, ecco che subito si inneggia al capolavoro e alla poesia. Per quanto riguarda chi scrive, la parte di Chiello è, volendo essere gentili, inascoltabile.
Eccoci, quindi, alla fine di questa recensione di Taxi Driver di Rkomi, a tirare le somme di questo progetto incredibilmente atteso e che sappiamo, a dispetto della presente recensione, aver ottenuto innumerevoli consensi e soddisfazioni.
In quanto sito rap, pur consapevoli della nuova direzione che Rkomi aveva già iniziato ad intraprendere da tempo, siamo rimasti davvero delusi nel constatare come anche il rapper di Dasein Sollen abbia completamente dimenticato le sue radici musicali. Se già in Ossigeno e in DGONA, il rap era stato accantonato, il mood e il mondo di Rkomi era ancora ancorato, seppur flebilmente, al rap.
In Taxi Driver, invece, il rap è solo un lontano ricordo, uno di quelli terribilmente nostalgici e che vorremmo rivivere al più presto, seppur pervasi dalla consapevolezza che questo non accadrà più.