Nel 1996, Lil Kim cambiava la musica rap (e non solo) con Hard Core.
Molte persone conoscono Lil Kim solamente come l’amante di Notorious B.I.G. Fortunatamente, però, Kimberly Denis Jones era ed è molto di più proprio come dimostra Hard Core, il suo disco di debutto.
Per il tramite della propria arte, la rapper promosse il superamento degli stereotipi sessisti che dominavano il rap degli anni ’90, permettendo alle generazioni successive di esprimersi liberamente nella loro musica.
Hard Core fece sì che la sessualità abbandonasse progressivamente le vesti di taboo. In passato, le donne avevano già parlato di sesso nelle loro canzoni, ma lo avevano fatto principalmente tramite allusioni. Con Lil Kim, la storia cambiò: niente, infatti venne più lasciato all’immaginazione degli ascoltatori e delle ascoltatrici.
Indipendenza e libertà sessuale sono al centro di Hard Core.
Il disco fece parlare di sé ancora prima di arrivare nei record store americani. La sua uscita venne, infatti, anticipata da alcuni cartelloni pubblicitari che ritraevano Kim in una posa provocatoria: uno squat destinato a fare la storia.
Fin dalle prime note, l’obiettivo del primo sforzo discografico di Lil Kim si manifesta come molto chiaro: dare vita ad una dichiarazione di indipendenza e libertà sessuale. L’ottima Big Momma Thang apre, infatti, così il disco:
“I used to be scared of the d*ck, now I throw lips to the s*it/Handle it like a real b*tch/Heather Hunter, Janet Jacme/Take it in the butt, yah, yazz wha”
La narrazione si fa ancora più spinta in No Time e Spend A Little Doe, dove Kimberly continua ad essere la protagonista del desiderio maschile in un’ottica di ribaltamento dei ruoli: non sono le voglie dei suoi pretendenti a renderla così desiderabile, ma è lei stessa a pretendere questo. Un’inversione di ruoli pressoché inedita nella musica rap fino a quel momento.
Queen B*tch è il manifesto di una rivoluzione sociale e culturale.
A metà dell’album si trova la canzone culmine del progetto: Queen B*tch. Il suo valore va ben oltre la musica per arrivare a toccare una questione soprattutto sociale e culturale.
Nella prima metà degli anni ’90, il gangsta rap aveva monopolizzato l’attenzione dei media distinguendosi per il proprio contenuto anti-sistema, ma anche per le liriche fortemente misogine.
Nell’immaginario referibile a questo genere, infatti, le donne erano ritratte come semplici oggetti: una b*tch era solamente una delle tante conquiste dei gangsta rapper, una dei tanti trofei da esibire all’occasione.
Fu proprio la musica a veicolare la risposta delle donne stesse e Queen B*tch è uno degli esempi. Le donne del rap americano si appropriarono di questa parola ribaltandone il significato: non più un oggetto a disposizione degli uomini, ma una donna indipendente e di talento, in grado di farsi strada da sola. Da qui il senso del titolo: una b*tch sì, ma di un altro livello.
Negli anni si sarebbero succedute altre tracce che, al pari di quella di Lil Kim, veicolarono questo messaggio: tra le tante, ricordiamo U.N.I.T.Y. di Queen Latifah, canzone vincitrice di un Grammy, e She’s A B*tch di Missy Elliott.
Queen B*tch ci dà quindi un’idea dell’impatto culturale e sociale della musica di Lil Kim: la rapper si fece, infatti, portavoce di un cambiamento necessario, inevitabile e atteso da molto tempo. In questo senso, Hard Core fu una rivoluzione.
Fu il talento di Lil Kim a rendere possibile la nascita di Hard Core.
Subito dopo Queen B*tch viene Dreams, omaggio all’omonima traccia di Biggie. Anche in questo caso, il paradigma si inverte: mentre il rapper faceva oggetto di desiderio le donne della scena musicale di allora (Dreams of f*cking an R&B b*tch), da parte sua Kimberly indirizza le proprie mire agli uomini citando icone come Prince e D’Angelo:
“Babyface can pay the rent and cook me five meals/But momma got the whip appeal/What the deal on that Prince cat/He be lookin’ fruity but you still can eat the booty/Brian McKnights tight Joe is kinda slow/Oh, what about D’Angelo/I want some of that brown sugar/Then watch this rap b*tch b*st all over ya nuts, like”
Tra gli altri momenti migliori di Hard Core, segnalo sicuramente Drugs in collaborazione con Biggie, dove Kim continua a vestire il ruolo della protagonista indiscussa.
In chiusura troviamo Not Tonight che, nel 1997, venne lanciato come singolo nella versione remixata da una parata di stelle: Missy Elliott, Lisa Lopes, Angie Martinez e Da Brat. Una combinazione micidiale che aiutò il singolo a raggiungere la #6 nella Billboard Hot 200 e a conquistare un doppio disco di platino negli Stati Uniti.
Nonostante la qualità artistica del recente 9 lasci molto a desiderare, Lil’ Kim è da considerare a tutti gli effetti tra le pioniere e i pionieri del genere. Le sue rime hanno consacrato una libertà d’espressione della quale generazioni intere di donne hanno beneficiato: Nicki Minaj, Cardi B e Megan Thee Stallion per citarne alcune.
Notorious B.I.G giocò un ruolo fondamentale nella creazione del disco, come anche Kathy Iandoli ci ha raccontato nel corso della nostra chiacchierata (recuperala QUI). Tuttavia, il successo che Kim continuò a riscuotere anche dopo la morte dell’amico e mentore conferma che fu il talento di Kimberly Denise Jones a rendere possibile la nascita di Hard Core.
Potete recuperare Hard Core di Lil Kim cliccando sul link che trovate qua sotto… buon ascolto!
Grafica di Matteo Da Fermo.