Planetory Destruction è l’esordio di Doc D, ma chi c’è dietro?
Negli anni abbiamo assistito a molti annunci di ritiro dal mondo del rap, alcuni anche clamorosi (qualcuno ricorda il ritiro di Jay Z dopo The Black Album?). Eppure, nella maggior parte dei casi, quello che all’inizio voleva essere un addio si è trasformato presto in arrivederci: un congedo decisamente meno definitivo.
Tra gli episodi più recenti, abbiamo conosciuto anche il ritiro di Logic, in concomitanza dell’uscita del suo sesto album No Pressure, pubblicato l’estate scorsa. Se ben ricordate, alla soglia dei 30 anni, il rapper aveva comunicato di volersi dedicare a tempo pieno al figlio appena nato. Un proposito piuttosto impegnativo per qualcuno che, con album e mixtape, è stato tra gli artisti più prolifici dello scorso decennio. Per questo motivo, prima o poi, era inevitabile per il nostro, tra un cambio di pannolino e una diretta Twitch, tornare a premere i bottoni di un vecchio MPC e buttare giù qualche strofa.
Tutto questo alla fine è successo prima del previsto, ma attenzione: il ritorno di Logic è davvero avvenuto, ma “in incognito”. Il silenzio è rotto con la pubblicazione di Planetory Destruction, un progetto firmato a nome Doc D, nient’altro che l’alter ego mascherato dello stesso Logic, presentato su Instagram con queste parole:
“I met this cat @docdmusic 3 years ago in Chicago. Now he claims to be from the year 2097 so he must have borrowed doc brown’s Delorean lol. However on that day he handed me a flash drive with music like many before him. But this was special, and so true to the roots of hip hop I had him keep sending more over the years. And once I’d heard enough I decided to sign him. Now I don’t know how he convinced me to executive produce his entire album but I’m glad I did. This kid is full of imagination. So strap on your space suit and get ready for his free debut album (not mixtape).”
Disponibile in free download su DatPiff, l’album è interamente prodotto da Logic e, lungo le sue 17 tracce, può contare sulla partecipazione di rapper come Big Lenbo, Castro, Like, Punch, fino ad attrarre pesi massimi come Ghostface Killah o la leggenda dell’underground Del The Funky Homosapien (ve li ricordate i Deltron 3030?).
L’album vive di campioni e breakbeat coperti da due dita di polvere, veri e propri scenari old school prestati a una voce fissata qualche ottava più in basso del naturale. E’ evidente l’influenza di Madlib in versione Quasimoto, o dei progetti più sperimentali di MF Doom. Già, poichè Doc D, a quanto apprendiamo da alcune rime più fulminate delle altre, sarebbe un potente villain in grado di ridurre in cenere anche interi Universi, ma questo non conta più da quando una certa Sharon gli ha spezzato il cuore.
Come appare chiaro, ogni strofa tradisce la natura puramente ludica di Planetory Destruction: qualsiasi traccia sembra qui costruita come se non dovesse mai uscire dall’hard disk del computer dell’artista. Questo però non è necessariamente un male, anzi. Nonostante la sua natura casalinga, infatti, il debutto di Doc D potrebbe scatenare più di un brividino a chi al caro e vecchio boom bap non riesce proprio a rinunciare.
Se volete, potete ascoltare Planetory Destruction qui sotto: