My Beautiful Dark Twisted Fantasy di Kanye West fa esplodere la sua creatività.
Cos’è un capolavoro? Un lavoro senza tempo o forse il preferito della maggioranza che ne gode della presenza? Non c’è modo o mondo in cui questo termine trovi la stessa spiegazione davanti a due paia di occhi che lo osservano. Tra le gallerie d’arte, in una sala cinematografia o in un vecchio lettore vinile, il capolavoro parla chiaro ma spesso non è compreso immediatamente. Dieci anni sono abbastanza per dettare i termini delle più svariate condizioni che un capolavoro implichi, My Beautiful Dark Twisted Fantasy di Kanye West includeva questi termini da tempo.
Il quinto disco in studio di Kanye è stato ascoltato, studiato e venerato eppure oggi presenta sfumature e strade inesplorate nella sua perfetta essenza e nella sua caotica presenza. Quello che anni prima era un artista capace di parlare con le sue mani su di un MPC, nel 2007 fu colpito da uno schiaffo di realtà talmente forte da fargli riflettere sulle più profonde certezze di un sogno (quello di fare l’mc) realizzatosi nel 2004.
La burrascosa separazione con Alexis Phifer e l’improvvisa perdita di una donna che oltre ad essere sua madre era la manager e la direttrice di una carriera che andava ad ingigantirsi mese dopo mese, furono due fattori cruciali nel big bang che portò alla nascita del visionario 808s & Heartbreak. Ma l’impulsività di un disco registrato in poco meno di due mesi non bastava ad esprimere la visione di un mondo musicale che Mr. West continuava a immaginare seguendo i tour dei Coldplay o degli U2.
Artificial Realism
La prima volta che si sentì parlare di MBDTF era sotto le vesti di un bizzarro ma coerente nome Good Ass Job con la promessa di un ritorno ad un Hip-Hop puro e crudo, back to the basis. Un’idea mai abbandonata ma successivamente parallelizzata con quella di un altro artista, George Condo, che prese le redini della parte visiva del progetto. Condo nei primi anni 80 descrisse la sua arte con una terminologia da lui coniata, il cosiddetto Realismo Artificiale. L’idea era quella di rappresentare la panoplia dei nostri stati mentali e dei nostri desideri più sporchi non dimenticando le nostre paure e ansie più soppresse. Espresso in quello che era un ibrido tra la pop-art americana e i grandi classici europei, Condo dipingeva i pensieri di Kanye prima ancora che la carriera di quest’ultimo fosse cosa concreta.
Ognuna delle molteplici cover del progetto di Kanye rappresenta la copertina perfetta per un libro che non dimenticava mai la sua musa, quel Rap che aveva fatto nascere in un ragazzino di Chicago il desiderio di essere qualcuno.
Non sorprende quindi sapere come lo scheletro di una delle canzoni icona di MBDTF, Runaway, per quanto crossover possa suonare è basato sulle drums che Pete Rock suonò come semplice intro per la traccia The Basement contenuta nel leggendario Mecca and The Soul Brother.
MBDTF ha educato la massa nel più efficace dei modi sulla distinzione tra beatmaker e produttore. Con la sua fedele MPC, Kanye ormai bersaglio dei media americani e del Presidente in persona, fuggi dagli USA per un viaggio alla scoperta di un mondo molto più vicino alle sue idee.
The Order Of Random
Per tutto il 2009, Mr. West visse tra Tokyo, Parigi, Milano e Roma, twittando all’inverosimile la sua gioia per i progetti che stavano per prendere pieno controllo del mercato musicale. L’orsacchiotto che faticava a vedere nella scuola la sua realizzazione fu costretto a trasformare il Good Ass Job in qualcosa che la sua vita stava diventando: una fantasia. Una malata, distorta, oscura, fantasia.
Per fare ciò non bastavano più un buon sample soul e delle drums capaci di picchiare ma c’era bisogno di molto di più. Preso posto in una delle dimore più prestigiose del Diamond Head, nelle Hawaii, Kanye West raggruppò nel Avex Honolulu Studios giovani promesse e leggende stagionate. Q-Tip, Pete Rock, RZA, Nicki Minaj, Rick Ross per citarne alcuni, erano tutti parte di una celebrazione alla creatività diretta dall’artista di Chicago.
Nelle camere superiori Kid Cudi preparava il secondo capitolo del suo viaggio sulla luna con Emile Haynie e Plain Pat incrociando più di una volta gli sguardi con il mentore andando a creare piacevoli incidenti di percorso come Monster e la stessa Runaway. Non era la prima volta che Ye lavorava in Oahu, 808s e Blueprint 3 erano figli di quella stessa ispirazione ma la storia era stata riscritta.
A differenza dei precedenti lavori, Kanye era più condizionato che mai nel voler provare a tutti che la parola genio, perennemente presente nel suo vocabolario aveva più di un senso di esistere nella sua essenza. Il focus era a mille, sui muri e sulle porte dei vari studi di registrazione si potevano leggere ordini come No Tweeting, No Pictures, Just Shut The Fuck Up Sometimes o No Negative Blog Viewing, il mondo e la sua superficialità erano fuori dalla loro portata.
Spesso si dormiva in studio e si riusciva a guadagnarsi un posto in una canzone semplicemente facendo una bella impressione, esattamente come un provino per un film ad alto budget. Così noi fan abbiamo avuto versi leggendari come quello di CyHi in So Appalled o l’iconico ritornello di Kid Cudi nella rockeggiante Gorgeous.
Kanye West provava l’ebbrezza della casualità controllata, dell’ordine scomposto sotto un unico e doveroso dovere, fare buona musica, anzi, fare ottima musica.
Le session furono un tale successo per gli artisti che andarono oltre il disco di Kanye e accompagnarono noi ascoltatori quasi ogni venerdì con dei nuovi inediti. Mostruose posse-cut capaci di regalarci in un mp3 un pezzo della magica atmosfera che si respirava in quelle sale da registrazione.
Un countdown verso l’iconico 22 novembre 2010, spesso contenente delle anteprime che lasciarono presagire già l’arrivo di qualcosa di speciale.
Le sue capacità di produrre/orchestrare, maturano in Ye nuovi relazioni lavorative con Jeff Bhasker e rafforzarono lo storico rapporto con Mike Dean. Si susseguirono sessioni con le orchestre di Chris Chorney o il lavoro svolto da Ken Lewis e Alvin Fields per Lost In The World. C’era l’influenza di una varietà di generi musicali tale da permettere a chiunque di poter trarre qualcosa dall’incredibile lavoro prodotto.
A Vision in a Visionary Mind
Campionare non era più la sola magia di Kanye West, fa da testamento l’iconico ruolo di Justin Vernon. Vernon e l’incredibile lavoro svolto con i suoi Bon Iver diventano così il culmine di un Kanye sempre interessato alla corrente sonora nella musica mainstream e underground.
Nel 2010 il clima era drasticamente diverso da oggi, il Rap stava gettando le prime basi concrete per diventare successivamente il genere principale a livello mondiale. Molti MC usavano brani crossover ospitando strumentali e ritornelli dalle tinte pop come cavalli di Troia su cui lanciare le proprie strofe ma Kanye ribaltò la situazione. Invece di includersi nei trend dell’epoca, invitò questi ultimi a unirsi al suo mondo, dando vita a brani epici in cui molteplici voci provenienti da diversi background suonavano genuini e epici.
MBDTF aveva molto da dire ed è per questo che Ye non diede seguito al leggendario Glow In The Dark Tour optando invece per delle esibizioni mirate con un budget spropositato e una rappresentazione visiva degna della magia creata in studio.
Affiancato al disco, il film Runaway girato a Praga colora ancora di più la storia del disco, puntando sulla figura di una fenice introdotta nella sottovalutata Don’t Look Down, estraniata ad un mondo che inizialmente non riesce a comprendere cadendo vittima delle sue avversità.
È lo stesso mondo che si è aperto a Kanye nel 2009, lo stesso mondo che lo interrogava sul suo intervento ai VMA e lo stesso mondo che lo seguiva fotografandolo con la sua ex Amber Rose.
La Rose è stata una delle muse principali del disco, non per questo la sola ad aver giocato un ruolo fondamentale nella sua poetica.
Nonostante la quantità di rime sia inferiore ai primi tre lavori del rapper, Ye mette a nudo sé stesso e come in un quadro di Condo, ci presenta una personalità schizofrenica, vorace di sesso ma affamata di arte e cultura. Un primo segno del suo bipolarismo?
Un cenno di passato che osserva il futuro mentre è già presente, MBDTF è tutto questo per Kanye West e per i suoi fan. Per i fan del rap e della musica in generale rappresenta invece quel momento in cui le orecchie, gli occhi e la mente possono essere d’accordo sulla stessa cosa nello stesso momento.
My Beautiful Dark Twisted Fantasy di Kanye West era, è, e rimarrà un capolavoro.
“do you know what i hate most about your world? anything that is different, you try to change. you try to tear it down. – SELITA EBANKS FROM THE RUNAWAY MOVIE”
Per qualche retroscena in più su quel periodo magico della carriera di Kanye West, potete leggere il nostro speciale: The Lost Music: Kanye West.
Grafica di Mr. Peppe Occhipinti.