Instore digitali: perché il nuovo modo di “incontrare” i propri artisti preferiti funziona e anche piuttosto bene.
Durante il lockdown abbiamo sfruttato appieno la potenza della tecnologia che ci ha permesso di mantenere vivi i rapporti sociali; così tra video-chiamate, note audio e messaggi istantanei, ci è sembrato di rimanere accanto alle persone a cui non potevamo realmente far visita o a cui stare vicino come avremmo voluto. Quello che è altresì apparso subito chiaro è che, per quanto la tecnologia possa ridurre in qualche modo le distanze, il contatto umano è da sempre insostituibile e non rimpiazzabile con alcun mezzo. Ci sono episodi e situazioni però in cui quest’ultimo concetto fa eccezione, specialmente nell’industria musicale e per quanto riguarda le modalità di promozione ed interazione tra fan ed artista; vediamo lungo quest’approfondimento il perché.
Come ben sappiamo, anche il mondo della discografia è stato messo a dura prova dalla pandemia, che non ha risparmiato alcun settore e penalizzato tutti indistintamente; di conseguenza gli artisti hanno dovuto rivedere i modi di rimanere a galla in un mercato in crisi e più che mai competitivo: accanto ad innumerevoli dirette Instagram, covid challenge e partecipazioni ad eventi benefici in live streaming, chi ha deciso di sfidare il periodo difficile pubblicando ugualmente il proprio lavoro ha pensato bene di affidarsi ad un nuovo modo di fare promozione, quello degli instore digitali.
Tra quelli di cui vi parliamo, il primo artista che ha scelto di affidarsi ai digital instore è stato Mostro, che con la pubblicazione di Sinceramente Mostro, il suo ultimo disco uscito in piena pandemia, ha garantito a chi avesse acquistato la propria copia dell’album di riceverla autografata ed essere taggati su Instagram mentre il rapper stesso la firmava. La risposta è stata enorme e il firmacopie, data l’altissima partecipazione, ha dovuto svolgersi a più riprese.
L’idea migliore sembra averla avuta però Vacca, che in seguito all’uscita Bad Reputation, ha permesso a chiunque avesse acquistato il disco di ricevere una video-chiamata da lui ed “incontrarlo” così virtualmente. A seguire, sempre Mostro in occasione della ristampa di alcuni suoi dischi più importanti, ha ripreso quest’idea per chi avesse acquistato il vinile. Dai fan di Vaccadon, che hanno repostato frame della video-chiamata con il rapper, arriva il feedback migliore: dagli screen pubblicati sui social infatti emergeva l’entusiasmo per il successo dell’incontro virtuale durante il quale era stato possibile fare una vera e propria chiacchierata. Per concludere, l’artista che ha usato più di recente la modalità dei digital instore è stato Jamil in occasione del rilascio del singolo Vengo Dalla Strada; anche per quanto riguarda il suo evento, dalle storie che lui stesso ha pubblicato su IG abbiamo notato una grande accoglienza in merito e la soddisfazione dei suoi fan.
Quello che è lecito ora chiedersi è se continueremo a portarci dietro questa nuova modalità di incontro e finiremo per accantonare quella dal vivo; prendiamo in considerazione brevemente degli instore virtuali, che surclassano il modo classico di incontro tra artista e fan, spesso deludente e disorganizzato.
Per quanto riguarda gli instore dal vivo il problema principale è proprio l’organizzazione: spesso gli appuntamenti in cui l’artista deve incontrare i propri fan quasi si accavallano, susseguendosi senza sosta nella stessa giornata. Capita spesso infatti che vi siano due instore nella stessa data e a breve distanza l’uno dall’altro, con il risultato che di fronte ad una seconda fila chilometrica, gli incontri tra fan ed artista debbano essere molto rapidi, a volte così tanto che non si presenta nemmeno la possibilità di scambiare due parole con il proprio rapper preferito. Non di rado poi c’è il rischio che, quando il numero di partecipanti supera quello dei pass disponibili, gli ultimi della fila restino fuori, generando così malcontento e delusione nei confronti di persone che hanno speso ore fuori ad attendere di poter entrare.
Insomma, gli svantaggi qui brevemente elencati superano di gran lunga quello che sembra essere l’unico vantaggio di un incontro dal vivo e cioè quello di cui accennavamo ad inizio articolo: il contatto reale. Infatti, incontrare di persona qualcuno che si stima è certamente più emozionante che vederlo tramite uno schermo, ma se il rischio delusione supera per più motivi quello della perfetta riuscita, forse gli instore digitali acquistano un ulteriore punto in più, portando a casa anche l’unico vantaggio plausibile dell’incontro dal vivo. Per chi reclama l’autografo ad ogni costo non dimentichiamo che le copie autografate sono quasi sempre in vendita per ogni release, ed è quindi possibile avere il disco firmato anche se il firmacopie non lo dovesse prevedere di default. Se quindi l’esperienza dal vivo si rivela molto di frequente disorganizzata, poco soddisfacente e talvolta non accessibile a tutti, sembra davvero possibile che possa essere sostituita con una digitale, più efficiente ed appagante.
Gli eventi invece insostituibili e difficilmente rimpiazzabili con strumenti tecnologici sono i live, non eguagliabili con nessun altro mezzo se non la presenza dal vivo, nonostante nei mesi sia capitato di vedere sporadici episodi di live riprodotti in streaming.
Dunque, nonostante l’adozione degli instore digitali non sia stata di per sé enorme in questo periodo di quarantena e post lockdown, non escludiamo che per i vantaggi sopraelencati non rimpiazzeranno col tempo e del tutto i classici firmacopie; non dimentichiamo inoltre che i mesi di reclusione e l’abitudine ormai per molti di mantenere una certa distanza sociale potrebbero significare scarsa partecipazione alla modalità classica, rispetto ad un incontro virtuale in totale sicurezza. A noi non resta che attendere le future release post covid per decretare quale instore avrà la meglio.
Grafica di Cristian Formica.