Faccia a faccia con LABZERØ, il collettivo di videomaker autore dei video di Massimo Pericolo

LABZERØ

Abbiamo scambiato due parole con LABZERØ, il gruppo di videomaker autore di alcuni dei video più interessanti usciti negli ultimi anni.

L’importanza dei videoclip all’interno della scena rap italiana è sempre stata notevole, ma negli ultimi anni, a causa della forma che ha acquisito questo genere nell’industria musicale, il suo ruolo ha raggiunto vette inedite. La veloce ascesa della cultura urban ha spinto numerosi registi a indirizzarsi verso questa strada, ispirandosi spesso ad altri Paesi che avevano già avviato questo percorso, con l’obiettivo di far emergere il proprio stile, grazie anche alla libertà stilistica che un mondo come questo può offrire, differentemente da altri universi più strettamente pop.

Tra i tanti nomi che hanno attirato più di un’attenzione in questi anni, vi è quello dei LABZERØ, collettivo di videomaker lombardi, autore di numerosi video diventati ormai culto, come Polo Nord, 7 Miliardi e Sabbie d’oro di Massimo Pericolo. Li abbiamo contattati per sapere qualcosa di più sul loro lavoro: buona lettura!

Come spieghereste cos’è LABZERØ a chi non vi conosce?
Eu: «Entusiasmo, passione, sugo.»

Alde: «Un gruppo di amici che ha iniziato ad occuparsi anche di video e che ad una certa ha deciso di darsi un nome.»

Rubo: «LABZERØ è tante cose. È una casa di produzione audio/visiva, è un team di amici che si conoscono da anni e hanno deciso di lavorare insieme, è un collettivo che si influenza a vicenda per portare sempre un prodotto valido e curarne ogni aspetto. Insomma, LABZERØ fa i video e si prende bene.»

Olly: «LABZERØ è un’agenzia video che lavora principalmente nel settore urban.»

LABZERO-3Come pensate potrà evolversi il mondo dei videomaking (anche fuori dal mondo musicale) nei prossimi mesi? Al di là dei limiti tecnici e divieti vari, credete che anche i compensi subiranno delle conseguenze?
Eu: «Qualsiasi settore sta subendo e subirà le conseguenze di questo momento, ovviamente con intensità diverse, purtroppo è inevitabile. Dai momenti di difficoltà spesso nascono le idee migliori, sono curioso.»

Alde: «Non lo so, è difficile prevedere. Bisognerà capire cosa si potrà e non si potrà fare. Probabilmente le scelte non saranno così “libere” come lo erano prima di questa situazione (parlo di muoversi in location, usare comparse, utilizzare strumentazione particolare). Il compenso deve andare di pari passo con il lavoro svolto, quindi tecnico ma anche creativo. Vedremo.»

Rubo: «Partendo dal presupposto che i compensi erano già ai minimi storici (parlo nel settore musicale emergente), direi che se andiamo avanti così potremmo darci al volontariato.»

Olly: «I compensi sicuramente non cambieranno di molto.Le limitazioni dettate dal corona possono essere sia una sfida che una gran seccatura.»

E facendo un passo indietro qual era lo stato di salute del settore nei mesi precedenti?
Eu: «A volte manca la consapevolezza dell’effettivo lavoro che sta dietro alle produzioni artistiche, soprattutto nelle situazioni “amatoriali”. Il gioco regge finché gli obiettivi restano simili per entrambe le parti.»

Alde: «Noi possiamo parlare per la nostra esperienza. Il “settore” è così vasto e con realtà diverse che non penso si possa dare un giudizio unico. Però credo che dipenda dalle persone e dalle realtà di cui ti circondi. Noi cerchiamo sempre di collaborare con artisti ed etichette che danno il giusto peso al nostro lavoro, da tutti i punti di vista.»

Olly: «A noi stava girando abbastanza bene, grazie all’esposizione raggiunta quest’anno abbiamo ripagato gran parte della strumentazione.»

Qual è stato il video più difficile da realizzare tra quelli che avete fatto?
Eu: «Quello che uscirà tra 10 anni.»

Alde: «Ahia.. beh forse come dice Rubo Polo Nord. C’era molta attesa e volevamo realizzare qualcosa di molto valido, volevamo alzare un po’ l’asticella del nostro lavoro. Poi fisicamente ce ne sono parecchi che non sono stati proprio una passeggiata.»

Rubo: «Polo Nord. C’erano talmente tante variabili incontrollabili che sarebbero potute impazzire da un momento all’altro che siamo stati con il fiato sospeso fino all’ultimo take delle riprese. Fortunatamente è andato tutto bene, e siamo riusciti a portare a casa tutto.»

Olly: «Polo Nord senza ombra di dubbio. Avevamo pochissimi giorni perché eravamo in tour. Io faccio da Dj a Vane, Rubo da tour manager e Alde sta al merch, tra una data e l’altra siamo riusciti a girare e montare tutto.»



Ad oggi, a grandi linee, qual è il vostro iter di lavorazione ad un video e quale strumentazione utilizzate?

Alde: «Se l’artista ha delle idee le raccogliamo e cerchiamo di elaborarle per ottenere una sceneggiatura vera e propria. Pensiamo che sia molto importante tutta la fase di pre produzione per poter poi avere tutto pronto per lavorare al meglio sul set e in post. Sul campo di solito lavoriamo agili, con Ronin o camera (Sony A7s II) a spalla, ma la strumentazione dipende dalle esigenze del video e dal budget.»

Rubo: «Dipende dai casi. Ci sono volte in cui è l’artista a fornirci una sorta di sceneggiatura “grezza” (come per tutti i video di Massimo Pericolo), oppure a volte ci viene data carta bianca e mettiamo noi giù una sceneggiatura in base a cosa quel pezzo ci trasmette. Che strumentazione utilizziamo è una domanda abbastanza generica, ti rispondo in modo ancor più generico: dipende da quanti soldi hai :)»

Massimo Pericolo decise di rimuovere il video di Sabbie d’oro da YouTube dopo il primo upload per poi buttarlo fuori in un secondo momento, raggiungendo così numeri esponenzialmente più grandi rispetto al primo caricamento. Qualora Massimo non avesse avuto un boost mediatico improvviso dovuto soprattutto a 7 Miliardi, credete che in ogni caso quel video avrebbe potuto raggiungere i numeri che gli spettavano? In altre parole, quanto è difficile per un videomaker lavorare con artisti validi ma non ancora particolarmente esposti, sapendo che potenzialmente un determinato corto, per quanto eccezionalmente realizzato, potrebbe non esplodere?
Eu: «Sono convinto che quei video abbiano raggiunto grandi numeri anche grazie alla naturalezza con cui sono stati realizzati, Vane è poi esploso per una serie di circostanze che gli hanno permesso di mostrare il proprio valore al grande pubblico. Il nostro obiettivo sarà sempre quello di proporre un prodotto valido e autentico, indipendentemente dall’esposizione che questo può garantire.»

Olly: «Noi abbiamo iniziato a farlo con rapper della nostra zona perché crediamo nei nostri talenti. Per noi è stato automatico lavorare “gratis” con determinati artisti.»

LABZERO-1Il video di Mamme di Barracano mi sembra ispirato ad alcuni video francesi, soprattutto ad alcuni dei PNL. Vi siete ispirati a qualche regista o pubblicazione particolare o è nato tutto dalle vostre teste?
Eu: «Il contesto del quartiere è molto comune nei video rap, che siano i PNL da Parigi o Barracano da Caserta.»

Alde: «Rafi aveva in mente dei riferimenti che abbiamo preso e riadattato in alcune parti di Mamme, riferimenti che come avete notato arrivano principalmente in questo caso dalla scena francese. Non erano nell specifico i PNL, anche se l’immaginario è molto simile.»

Rubo: «In realtà i video che ci aveva fatto vedere Rafi per farci capire cosa avesse in mente appartenevano ad un altro artista (che ovviamente non vi diremo 🙂 ), ma effettivamente i PNL e la scena francese hanno giocato e giocano un ruolo nella visione della musica di Barracano, e nel girare “Mamme” abbiamo voluto ispirarci anche a quell’immaginario.»

Olly: «Barracano ama molto il rap francese e ci ha indirizzati su quella estetica.»

Ci sono dei registi italiani emergenti che reputate meritevoli di attenzione?
Eu: «No.»

Alde: «LABZERØ. No, non saprei. È difficile scoprire “emergenti” se non tramite passaparola. Non è facile come sembra, lo vediamo su di noi. Però spesso ci imbattiamo in prodotti interessanti, soprattutto per quanto riguarda le idee messe sullo schermo.»

Rubo: «A parte noi dici?»

Olly: «Trashsecco anche se non è emergente.»

Nel 2020 si può diventare registi, o per lo meno videomaker, totalmente da autodidatti? 
Eu: «Sicuramente una base teorica strutturata può accelerare i tempi per il raggiungimento di obiettivi qualitativamente più alti, ma sono anche convinto che una buona determinazione e magari un po’ di talento si possa comunque dare tanto.»

Alde: «Sì, a maggior ragione nel 2020. Tutti hanno i mezzi a disposizione, camere e programmi a basso budget e tutorial di ogni genere. Chi lavora in questo ambito non ha troppo da imparare, o meglio, non smetterai mai di imparare per tutta la vita ma il livello di ingresso è alla portata di tutti. Non fai il neurochirurgo. Certo ci vuole una base tecnica teorica per sapere cosa andrai a fare poi nella pratica, questo penso che effettivamente possa spesso fare la differenza e dare una marcia in più. Però siamo sempre nell’ambito del prodotto artistico. Quindi spesso conta di più il gusto e la propria capacità espressiva. Ci vuole passione.»

Rubo: «Registi non saprei, forse no ci sono delle nozioni di base che per forza qualcuno ti deve insegnare. Videomaker assolutamente sì, devi avere una buona dose di fotta, voglia di imparare, metterti in gioco e non aver paura di sbagliare. Ah e soprattutto cercare (per quanto possibile) di fare quello che vuoi.»

Olly: «Certo, ci vuol internet, passione e buon senso.»

Progetti futuri?
Eu: «Diventare ancora più freschi e farlo sapere a tutti.»

Alde : «Non è il momento ideale per avere troppi progetti. Di base continuare a fare quello che facciamo (al momento meglio dire “riprendere a fare”), continuare a poterci esprimere come meglio ci va. E viverci. Ignavo.»

Rubo: «Fare tanti soldi e non doverci pensare più.»

Olly: «Abbiamo un paio di idee ma è ancora presto per dirvi di cosa si tratta.»

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