Abbiamo ascoltato attentamente GarbAge, il nuovo album di Nitro, e ci ha fatto riflettere parecchio sul ruolo della musica in questo momento: la recensione del disco.
Prima di ascoltare GarbAge, ero assolutamente convinto che con No Comment Nitro avesse già firmato l’album più importante della sua giovane carriera. Nonostante le critiche e lo scetticismo – che girano tuttora attorno a quel disco – credo che l’artista veneto fosse riuscito ad immortalare, come in una fotografia, tutto il suo immaginario ed il suo talento (pochi giorni fa è anche diventato disco di platino). GarbAge mi ha invece smentito, e ci ha messo davvero poco a farlo. Quando ci si approccia per la prima volta ad un disco sono molte le cose che sfuggono, ma altrettante quelle che catturano inevitabilmente la nostra attenzione: è il primo ascolto a decidere le sorti di un disco per ogni fruitore, anche se a volte non ce ne rendiamo conto o lo neghiamo a noi stessi. Concetto che va applicato anche in questo caso, poiché se un artista o un disco non ci coinvolge, già a pelle, è difficile che la nostra idea cambi del tutto. Magari può succedere, ma solo in parte.
Ed è proprio da questo dettaglio che vorrei iniziare. GarbAge è un album non va ascoltato alla leggera, piuttosto va ammirato come si fa con un pezzo d’arte: ci si prende del tempo, lo si studia prima da vicino, poi da lontano, si colgono le sfumature e i dettagli. Un album infatti, per come andrebbe inteso, non è altro che la realizzazione della musica nella sua massima forma – espressiva e concettuale – ed in tempi come questi è raro poterne trovare un esempio. Poco importa di chi sia la colpa. So soltanto che ad un certo punto si è preferito virare sui singoli, sui playlist-album, dove in ogni brano è riposta la speranza di una fortuna. Nitro va invece in direzione ostinata e contraria, e lo fa al momento giusto con il disco giusto, affrontando anche dei temi delicati come l’alienazione, le dipendenze e – più genericamente – le cattive abitudini.
GarbAge è un disco che attira l’attenzione già dalla sua copertina, minimale e complessa al tempo stesso e la cui direzione artistica è stata curata dal solito Moab in collaborazione con il fotografo Roberto Graziano Moro. Una scelta stilistica che racconta bene la musica che troveremo poi dentro il disco: GarbAge è l’età della spazzatura mediatica ed emotiva, sulla quale Nitro tenta di elevarsi pur restandone ancorato. Non basta un trono – metafora del successo o di un raggiunto status – a tirarlo fuori da questa bolla opprimente costruita dai social, dai media, dai contenuti scadenti e da una mancata auto-coscienza collettiva. La cover inoltre mi ha ricordato molto quella realizzata dall’artista contemporaneo Damien Hirst per i Red Hot Chili Peppers in occasione dell’album I’m With You, dove il riferimento a questo tipo di immaginario viene invece dipinto da una mosca posata su una pillola.
Nitro Wilson è uno degli ultimi baluardi della middle school, ovvero quella scuola di rapper che sta a cavallo tra il nuovo che avanza ed il vecchio che insegna. Tutti coloro che appartengono a quella scuola hanno un certo modo di intendere il rap, una certa attitudine che nessuna cifra o nessun compromesso potrebbe mai sradicare.
Parliamo di un artista che – per il successo ottenuto e per la fan base che ha fidelizzato – potrebbe tranquillamente cullarsi sugli allori e vivere di rendita. Ma non è così, e lo dimostra la forte ispirazione che caratterizza GarbAge lungo tutto l’ascolto, riflettendo bene lo stato d’animo dell’artista nel momento in cui lo ha scritto. Lo testimonia la spiccata introspezione di alcune tracce come Wormhole o la splendida Libellule (che ha ispirato, – insieme alla cover del brano di Marracash Neon – Le Ali – la nostra copertina), che si distinguono fortemente da altri brani meno forti, ma necessari per l’economia del disco.
Il disco si compone di quattordici tracce, dove ben si inseriscono i numerosi featuring che non danno mai l’impressione di esser di troppo (o troppo poco): Gemitaiz ci regala una strofa fuori di testa nella potente Rap Shit, Fabri Fibra si adatta allo stile provocatorio e senza fronzoli di Nitro in Avvoltoi, mentre Lazza con OKAY?! firma l’ennesima club hit. Johan Thiele e Doll Kill impreziosiscono invece le rispettive No Privacy/ No Caption Needed e Blood. Giaime, Dani Faiv e tha Supreme contribuiscono invece a spezzare il ritmo serrato del disco, maconvincono meno dei colleghi sopracitati. Una meritata menzione va infine ad Ocean Wisdom, che si presenta al pubblico italiano con una strofona in MURDAMURDAMURDA.
La costante che si ripresenta ad ogni brano è l’alto livello del rap di Nitro, che in GarbAge, ancora più che in passato, si è impegnato davvero parecchio ad alzare il suo stesso livello. Condividendone i giusti meriti con Stabber (che ha prodotto o co-prodotto sette tracce su quattordici), il disco suona sempre omogeneo, coerente e.. diverso da ciò che si trova attualmente in giro. Il producer abruzzese non lo conosciamo certo adesso, basti guardare al suo illustre palmares che vanta singoli come Daytona o album come Artificial Kid. Questa volta però – così come accade per Nitro – si ha l’impressione che i due abbiano trovato la sinergia perfetta, una visione ben precisa di cui forse entrambi avevano bisogno per andare oltre. Nitro in GarbAge non snatura la sua musica, piuttosto tende a perfezionarla. E sarebbe un vero peccato rimanere indifferenti a questa evoluzione.
Così, dopo una title track che dovrebbe assolutamente finire nella rotazione dei vostri ascolti più conscious, si rimane spiazzati da Cicatrici: la definizione per eccellenza di quel che può essere un brano crossover. Qui Nitro inserisce una critica tagliente alla dipendenza dalla cocaina e lo fa miscelando la sottocultura che storicamente lo ha influenzato, il metal, ad una scrittura sempre tendente al rap, cruda e diretta. Senza dubbio uno dei brani più belli della sua intera discografia, per contenuto e forma.
GarbAge merita però di esser definito piece of art grazie al suo splendido comparto sonoro, che risulta essere figlio di una ricerca preziosa ed inesauribile, come dimostrano i samples utlizzati nelle tracce Cicatrici e MURDAMURDAMURDA: rispettivamente Heart Shaped Box dei Nirvana e La Ragione e L’Odio di Lou X. I nomi che si accostano alle produzioni sono molti, ma tutti sotto lo stesso concept disegnato a regola d’arte. Oltre a Stabber, i producer coinvolti non sbagliano una traccia anzi, ne alzano il livello: Yazee, Strage, Low Kidd, Andry The Hitmaker, Cratez, CRVEL e Kanesh guardano tutti alla stessa direzione. Basti pensare poi ad Avvoltoi, traccia che coinvolge quattro generazioni differenti (il padre di Nitro che suona la chitarra, Fabri Fibra, Nitro e il giovanissimo Cratez).
Su questi tappeti sonori Nitro non rinnega mai la sua tecnica, che predilige una forma sempre impeccabile, e ad essa accosta anche una sorta di responsabilità nei contenuti di cui oggi pochi rapper si fanno carico. Un pensiero simile l’ho sviluppato di recente soltanto con Memory, l’instant cult di Johnny Marsiglia e Big Joe uscito nel 2018. Ci sono voluti due anni per trovare un altro disco che mi stimolasse allo stesso modo, probabilmente perché anche GarbAge è un concept album a tutti gli effetti.
“Tesoro, svegliati, sei già nel Matrix
Guarda che non voglio far pena a nessuno
Urlo i miei drammi per esorcizzarli
E poi chi si è visto si è visto, fanc*lo”
GarbAge non era però certo di uscire il 6 marzo vista l’attuale emergenza sanitaria. Ci hanno pensato i suoi fan a far sì che succedesse il contrario. Adesso che non siamo più alle prese con la frenesia del dover rincorrere ed essere rincorsi, dal lavoro, dall’università, dai rapporti sociali.. Il disco di Nitro può essere un ottimo placebo per alcuni, per altri una vera e propria illuminazione: l’intelligenza di brani come No Privacy/No Caption Needed o l’eleganza di Saturno sono dei toccasana per questo stato di follia, ai quali potrete alternare facilmente altri pezzi in cui la tensione si alleggerisce, a favore di un parco di rime e di tecnica che compensa il peso emotivo disseminato nel progetto.
Dopo l’uscita di GarbAge il mondo che ci circonda non è più stato lo stesso, e davvero, fatico a credere che al momento ci sia un disco più adatto di questo per un ascolto coinvolgente e finalmente attento, ora che godiamo di una maggiore libertà anche se limitata dalla costrizione (paradosso). Prendetevi del tempo ed ascoltatelo bene, assimilatelo, coglietene le citazioni (guardate il film Midsommar citato in Saturno!), assaporatene il dolore di certi pezzi (Wormhole) o la rivincita che emerge in altri (Rispetto). Non è detto che sia di vostro gradimento, magari per pregiudizio, magari per gusto personale, ma è necessario che ad un disco del genere si porti il giusto rispetto, come Nitro ed il suo team lo hanno avuto per l’arte durante la creazione di questo disco.
È strano come un artista così rilevante (parlano i numeri eh) abbia deciso di uccidere il suo ego promuovendo lo sviluppo di una coscienza collettiva. Ed è strano come per farlo ci abbia impiegato due anni, che a livello commerciale suonano quasi come un suicidio. Perché GarbAge è un disco che pone l’accento sulla cultura – che in questo caso prevalica la cultura del consumo – l’assorbe come parte integrante e se ne rende consapevole, elaborandola e trasformandola in arte. Questa è la GarbAge, e noi ci siamo dentro fino al collo.
Grafica di Matteo Da Fermo.