Abbiamo ripercorso brevemente il percorso di Fabri Fibra dal 2015, anno di uscita di Squallor, ad oggi: Il Tempo Vola per tutti, ma non per lui
Sono passati ormai quattro anni da quando Fabri Fibra recitava queste barre nel brano Vittoria:
“Passano gli attimi e il tempo vola, ho fatto i platini, ho fatto la storia, amici tanti sorrido per ora, sapere che stai ascoltando è la vera vittoria”
Il featuring appena citato, disconosciuto ai più, è contenuto dentro Il Vangelo Secondo Luca di Lucariello. Era il 2015, un anno d’oro per il rap italiano, l’anno della ricostruzione, nel quale hanno visto la luce progetti che oggi sono radicati nell’immaginario del genere: Status di Marracash, Vero di Guè Pequeno, Localz Only di Noyz Narcos e Fritz da Cat e Squallor di Fabri Fibra, tra i più importanti.
La strofa che abbiamo menzionato risale al mese di settembre, mentre l’album uscì ad aprile. In questo arco di tempo è cambiato qualcosa nel rapper di Senigallia, un processo di consapevolezza che ha influenzato il suo modo di vedere le cose. Prima di allora, Fibra era l’intoccabile, l’apripista del rap italiano che con la sua controcultura aveva influenzato una generazione intera, prima che si richiudesse in sé stesso con l’avvento di Guerra e Pace, un’opera monumentale dalla dostoevskiana memoria che ha mostrato le prime avvisaglie del cambiamento che da lì a poco avrebbe attuato.
Avere Fabri Fibra in un pezzo corrispondeva ad un privilegio, come il 110 con lode all’università, come una promozione ad un rango più alto nella gerarchia lavorativa: non c’era artista che potesse competere con il fascino senza tempo del suo immaginario, delle sue liriche e del suo carisma.
Eppure quell’aura che si portava costantemente dietro, come un’ombra, non era altro che una sovrastruttura costruita mattone dopo mattone dalla stampa, dai fan e da un ambiente del rap italiano ancora poco maturo per assimilare il peso di un artista simile. Dietro la maschera che tutti siamo costretti ad indossare, Fabrizio Tarducci combatteva una guerra personale lontano dalle luci dei riflettori, alla ricerca della normalità e di una pace interiore che sembrava essere irraggiungibile: lo si vede nei dettagli di alcune piccolezze, dal documentario di Pif che ne ha messo in luce la sensibilità umana sino a tutti gli indizi disseminati qua e là dentro Guerra e Pace, che ribadiamo essere forse il suo lavoro più completo e complesso.
Squallor, in questo senso, segna quindi una rinascita. Zero promo, zero compromessi e la quasi totalità degli artisti della scena riunita sotto l’artista di Senigallia, che ha deciso di mettersi in pari con tutti quanti come a dire: “guardatemi come uno di voi, io sono uno di voi e forse è questo che sto cercando di essere: qualcuno normale”, per parafrasarlo.
One Man Show
Oggi Fabri Fibra, a quasi 5 anni di distanza da quel momento lì, è il one man show di molti featuring sparsi tra gli innumerevoli dischi usciti, e la sensazione di essere davanti ad un’intellettuale della nostra epoca piuttosto che a un semplice rapper – che suonerebbe come un diminutivo – è più radicata e dimostrabile d’allora. Perché Fabri Fibra è fuori norma. Parliamo di uno di quei rari casi in cui la Persona coincide con il personaggio, al quale affibbiare il concetto di hustler non sembra essere inappropriato: un termine americano dalla difficile traduzione che esprime lo sbattimento, la determinazione ed il talento nel creare qualcosa di importante da zero.
Fibra ha sdoganato il rap italiano, lo ha reso un’entità vera e tangibile, una risorsa inesauribile e necessaria ben lontana dall’essere una semplice copia o una cultura importata. Ha rivoluzionato l’industria musicale italiana sabotandola dall’interno, ha introdotto una visione unica e profetica del Paese in cui viviamo, cose che le canzoni d’amore del pop melenso o i media tradizionali non volevano e non sapevano raccontare. Oggi Fibra è un’istituzione, ma non nel senso istituzionale del termine (perdonate il gioco di parole): è un riferimento senza tempo del quale dovremmo esser grati di attingere, una fortuna come comprendere di vivere nell’era in cui primeggiano campioni come Messi e C.Ronaldo, dei quali ne nascono uno ogni non so quanti anni, se mai accadrà nuovamente.
Questo concetti che abbiamo espresso, maturati in anni ed anni di conferme, strofe, rime e contenuti ineguagliabili non vanno dati per scontati. Sembra che quasi tutti gli artisti con i quali Fabri ha collaborato (e non) siano consapevoli di ciò, ma non è detto che valga anche per i consumatori del rap italiano, il cui bacino si è ingigantito a dismisura da quel fatidico 2015. Tra i più giovani, una strofa o un brano di Fabri Fibra sembra non faccia più scalpore come un tempo.
Certo è che sono cambiati i tempi, le mode e i riferimenti culturali. Non stiamo qui a fare la paternale, è chiaro che un determinato target preferisca seguire la musica e l’esempio di un ragazzo più vicino al loro mondo piuttosto che un artista di 43 anni, che potrebbe essere anche l’età dei loro genitori. Ma nel rap, così come nella vita, ci è stato insegnato che è fondamentale saper ascoltare chi ha vissuto più di noi per imparare a crescere: ciò non significa prendere le esperienze fatte da altri in parola, ma quantomeno cercare quel qualcosa di buono che può esserci d’aiuto.
Il tempo vola, e chissà se Fabri Fibra ci ha pensato a quella rima in Vittoria prima di trasformarlo nel concept di questa sua fase della carriera: Il Tempo Vola è lo skit contenuto in Fenomeno, che poi ha dato vita al brano intero nella MasterChef Edition e che oggi è il titolo della raccolta di brani che ne celebrano 18 anni di carriera. Un tempo lunghissimo nel quale tutto è cambiato pur rimanendo uguale, nel quale ogni rima di Fabri è una pagina bianca riempita d’inchiostro, appartenente allo stesso libro iniziato tantissimi anni fa.
Bisogna che la presenza di Fabri Fibra non sia data per scontata. Basti ascoltare i suoi featuring più recenti, coi quali ha tracciato un percorso sì diverso ma pur sempre parallelo alla sua strada principale: ci insegna lo stile in collaborazioni come Presidenziale e Star Wars, ci parla di una vissuta intensamente in strofe come quelle di Hotel con Mecna, Se Ne Va con Quentin 40 o Deja Vu Senza Fiato con Claver, continua ad essere il narratore principale dell’evoluzione del rap italiano quando appare nelle hit estive come Calipso e Fotografia.
Il Tempo Vola è vero, ma Fabri Fibra continua a lasciare il segno oggi come vent’anni fa, e non è solo questione di rap.