Gucci ha pubblicato oggi, venerdì 20 dicembre, la sua compilation natalizia East Atlanta Santa 3.
È nell’ordine delle cose che nel periodo natalizio, tornino in auge i grandi classici da White Christmas a Santa Claus Is Coming To Town. Questa settimana Mariah Carey ha raggiunto il primo posto Billboard – per la prima volta – con All I Want For Christmas dopo venticinque anni dall’uscita, evidentemente dopata in maniera poderosa dalle playlist natalizie di Spotify. In tema compilation natalizie Gucci Mane ha pubblicato East Atlanta Santa 3: il terzo capitolo che segue due mixtape a tema natalizi usciti nel 2015 e nel 2016.
Sedici brani con i featring di Quavo (due volte), Rich The Kid, Asian Doll, Jason Derulo e kranium. Brano significativo è l’intro: Jingle Bales che campiona il classico natalizio Jingle Bells, rappando di vita di strada e spaccio di droga (bales è un termine che indica blocchetti di marijuana da meno di mezz’etto).
È una seconda parte di St Bricks Intro – probabilmente il brano più emblematico di The Return Of East Atlanta Santa – dove erano già presenti il campione di Jingle Bells e il Gucci Santa Claus che porta in regalo la droga nel suo sacco.
“Jingle bales, bales on the scale (Bale)
Fish scale same color as (Skrrt, skrrt, skrrt)
Tryna duck the feds (F*ck ‘em), just bust a n*gga head (Bah)
‘Cause these n*ggas tried to play with my bread (Huh? P*ssy)”
Il brano è chiaramente uno scherzo ed un intrattenimento che gioca in modo dissacrante con i riti della tradizione della festa e quella che è la triste quotidianità – anche a Natale – di chi fa vita di strada.
GuWop come sempre non si cura troppo del testo, del flow e delle scelta della base (che sono gli ingredienti fondamentali per un rap ben fatto). La cosa estremamente hip hop di Gucci è lui che lo fa, quando e come gli va di farlo, portando sempre sulla traccia sé stesso e il suo personaggio (anche con tutte le esagerazioni pacchiane che possono allontanare, comprensibilmente, qualche ascoltatore).
“Gucci the executive (Gucci), but I don’t wear a suit and tie
Dressed super fly, I’m too rich even for Uber rides (No Uber)
Can’t even go outside (No), everywhere I’m recognized (Ooh)
Gucci Mane a model now, they need me to advertise (Yeah)”
Per riuscire ad apprezzarlo – mia regola generale che applico con lui – non bisogna ascoltare “Jingle Bales”, ma “Gucci Mane che rappa Jingle Bales”. L’autore in questo caso non si preoccupa di pubblicare il brano perfetto o quello giusto, si tratta solo di rappare e incidere su una traccia la sensation e il mood del momento. Non ci sono doppi significati o differenti chiavi di letture, al massimo qualche similitudine che può essergli venuta in mente nel momento in cui si trovava in studio. Non è importante ciò che Gucci dice, ma ciò che trasmette con il suo personaggio per ciò che rappresenta.
In conclusione: gli album di Gucci Mane sono come i giorni del Natale. Si assomigliano molto e hanno rilevanza più per ciò che rappresentano che per la loro sostanza. Inoltre sei sicuro che ce ne sarà un altro dopo – con le stesse caratteristiche – a cadenza abbastanza regolare.
P.S. Se non siete convinti c’è Mariah Carey 😉