A poche settimane dall’uscita dell’album ufficiale Lontano, abbiamo avuto il piacere di realizzare un’intervista con Il Turco.
Anche questo 2019 ci sta regalando ogni settimana diversi progetti interessanti, fortunatamente molti con il rap, quello vero, messo al centro del proprio operato. Uno di questi è indubbiamente Lontano, il nuovo album ufficiale del rapper romano pubblicato il 3 maggio per TAK production.
Dieci tracce dove il protagonista principale è la vita de Il Turco, fatta di sbattimenti, duro lavoro e tanto rap, raccontata con il suo stile riconoscibile sopra delle strumentali prodotte da Mr. Phil, Squarta, Dj FastCut, DJ Ceffo, StevenOne, Vinz Turner e Orlando. Ce ne ha parlato lui stesso in un’intervista realizzata pochi giorni fa, dove ci siamo soffermati anche su altri argomenti, come il cinema horror e la cucina.
Ne è venuta fuori una bella chiacchierata sincera che potete leggere qui di seguito:
Ciao Turco, come stai? È passato quasi un mese dall’uscita di Lontano: come sta andando?
«Ciao a tutti. Sto bene ti ringrazio. Lontano sta andando bene, mi sta dando belle soddisfazioni, soprattutto il feedback della gente, sia delle persone che mi hanno sempre seguito, sia da parte dei nuovi che mi stanno conoscendo ora.»
“Son quarant’anni sull’asfalto e ancora tengo botta” e, possiamo dirlo, si sente nei tuoi brani. Qual è l’input che, fortunatamente, ti spinge a fare ancora Musica Seria?
«Mi stai dando del vecchio!? 🙂 Penso che sia una cosa caratteriale, fa parte del mio modo di essere e del motivo che mi ha spinto a fare musica: Esprimere un disagio.»
L’ultimo video estratto dal disco è Freddy Kruger. Una curiosità: come mai la decisione di scrivere Kruger invece che Krueger?
«È abitudine nel rap personalizzare, customizzare, cambiare accenti alle parole, crearne di nuove, modi di dire, slang. Ci piace creare una nostra versione delle cose, dal vestito esclusivo che hai solo tu, col tuo nome scritto sopra, al campionamento di qualcosa di già esistente per poi farne una cosa nuova, dare nuova vita e nuove interpretazioni. Volevo la mia personale versione del “Krueger” e la mia versione è senza la “E”. »
Sei fan della saga Nightmare e dei film horror?
«In un certo modo lo sono. Diciamo che ho sempre amato gli horror, anche se non mi sento di dire sia il mio genere preferito. La saga di Wes Craven la amo particolarmente perché mi ricorda dei momenti in famiglia, nemmeno particolarmente felici, ma comunque mi riporta inevitabilmente a quei ritagli di vita. Ti posso dire che una delle poche volte in cui ricordo mia madre e mio padre insieme stavo guardando Nightmare 2. Per certi versi Freddy è stato tipo un amico d’infanzia, non mi ha nemmeno mai fatto paura realmente.»
Oltre a te stesso, quali figure sono state fondamentali per la realizzazione di Lontano?
«Sicuramente Ludo Aka Mr Tak Production, che è sempre stato entusiasta di lavorare con me, venendomi incontro e facendomi sentire sempre a mio agio nella creazione e nella parte più tecnica. Mr Phil che è una costante dei miei lavori già da un bel po’ di tempo e continuerà ad esserlo. La mia donna semplicemente per amarmi. Il mio cane.»
Forse la risposta è scontata perché, spesso, gli artisti affermano “l’ultimo” però te lo vogliamo chiedere lo stesso: ad oggi qual è secondo te il tuo album migliore?
«Mi sento di dire questo, per la naturalità con cui è nato, senza voler essere un disco. Penso che nonostante sia un lavoro corto e concentrato abbia più movimento di altri miei lavori. »
Cosa ne pensi dell’attuale scena romana? Chi sarà secondo te il prossimo a fare il botto?
«Penso che possa definirsi ricca. Oltre ad avere nomi di rilievo nel mainstream, storici e più recenti, penso che Roma sia ancora una delle patrie dell’underground visto in un certo modo, di cui forse anche io faccio parte, che non è necessariamente lo scalino prima del successo ma uno stato mentale e un movimento che il successo ce l’ha già.
Un nome non mi sento di farlo perché ne penalizzerei altri e secondo me c’è tanta gente forte, a Roma come nel resto d’Italia.»
Stacchiamoci leggermente dalla musica. Tu nella vita fai il cuoco e nella traccia Kitchen Confidential ne parli un po’: esistono delle analogie, secondo te, tra l’essere un cuoco e l’essere un rapper.
«Come recentemente ho detto su altre interviste la cucina ha la stessa componente di salvezza che ha avuto il rap nel mio caso. Due mondi ai margini, almeno quando mi ci sono avvicinato io, che mi hanno insegnato tanto e hanno formato il mio carattere e la mia persona. Vedere persone che mangiano qualcosa cucinato da me ed essere felici è molto simile a vedere i sorrisi delle persone sotto il palco che si ritrovano nella tua musica. Ho dato qualcosa di bello a quelle persone.»
Qual è il tuo piatto migliore?
«Non saprei, io sono un pastasciuttaro, si dice che non si cucini bene quello che non si ami mangiare, amando tanto la pasta penso che mi venga bene.»
All’interno del nostro sito teniamo la rubrica Un Libro Con in cui chiediamo agli artisti di consigliare ai lettori un libro (o più): c’è qualche libro che hai letto, anche in passato, che ti ha colpito particolarmente?
«Ti dico un libro un po’ vecchio di Niccolò Ammaniti: Fango. È un libro a episodi e in particolare mi sento di consigliare: Ultimo Capodanno dell’umanità e Fango, vivere e morire al Prenestino. Poi te ne dico un altro che diciamo parla di rap e che è nella mia libreria da sempre e che secondo me spacca: L’opinione di Ice di Ice T.»
Progetti per quest’estate?
«Suonare!!!»
Grazie per questa bella intervista, Pietro. Speriamo di beccarti presto in giro a qualche live!