Affinità-divergenze tra il compagno Massimo Pericolo e Anastasio.
In Italia le mode musicali – comprese quelle sostenute dall’informazione di settore – seguono un andazzo quasi meteorologico e vanno, più che a tormentoni, a tormente. Artisti venuti fuori più o meno dal nulla vengono portati agli occhi del grande pubblico, gli girano intorno per un po’ come tempeste vere e proprie e poi, nel 90% dei casi, spariscono, lasciando al limite qualche cartaccia a terra portata da chissà dove. Chi riesce a durare, ad aggrapparsi a un appoggio stabile e a non farsi trascinare via dal vento, è perché ha qualcosa da dire o un motivo per durare. Sono, insomma, gli artisti veri, che generalmente abbinano al lavoro quella cosa fondamentale che inizia per t. Sì, la testardaggine e la tenacia sono importanti, ma sto parlando del talento.
Tormente e tormentoni
Solo pochi mesi fa – immersi nelle tormente dei tormentoni il tempo diventa quasi difficile da quantificare – il mondo della musica italiana, e soprattutto del rap, è stato travolto dalla tempesta Anastasio. Non serve dilungarsi sul quid della vicenda, sappiamo tutti cos’è successo, perciò ora mi limiterò a riportare i fatti in maniera sintetica: il rapper – e già qui in realtà qualcuno storcerà il naso – di Meta di Sorrento ha vinto la dodicesima edizione di X-Factor. Il dato oggettivo è questo e dopo ritorneremo sulla cosa.
Circa un mese dopo la vittoria del giovane campano un altro tormentone – con un ordine di grandezza ovviamente molto minore – si è abbattuto sul rap italiano. Sto parlando di Massimo Pericolo e la sua 7 Miliardi prodotta da Crookers e Nic Sarno. Il pezzo è presentato live a Radio Raheem in un’epica diretta dal naviglio. In breve tempo, tra gli appassionati del genere comincia a circolare il nome e la storia di questo ragazzo dal passato complicato. Chi ancora non lo conosceva (molti) ne ha approfittato per andare a sentire gli altri suoi pezzi già presenti su Youtube; chi già lo conosceva (pochi) ha potuto esibire il più classico e soddisfacente dei “Lo sapevo!”.
Ma cosa c’entrano questi due rapper l’uno con l’altro? C’arriviamo.
Strade incrociate
Contemporaneamente alla vittoria di X-Factor, per Anastasio, è arrivato l’EP La fine del mondo, intitolato come l’omonimo singolo disco di platino. Pochi mesi dopo, invece, il rapper campano ha partecipato come ospite a una serata del Festival di Sanremo, interpretando un immaginario figlio di Claudio Bisio e presentando così Correre, il suo ultimo singolo, uscito il 9 febbraio. E com’è andata? Beh, l’esibizione ha fatto tanto rumore. All’interno della carriera del classe ’97 quello è stato, finora, il momento di massima esposizione. È rimasto catturato dalla sua performance sia il pubblico che di solito non ascolta rap esaltandolo perché “Sì, lui ha cose da dire!”, sia chi di solito ascolta questo genere e non ne sopporta certe derive più “frivole”. Sì, poi c’erano quelli che si sono fatti forza del suo “Tuo figlio idolatra un idiota che parla di droga e di vita di strada” per la polemica contro Achille Lauro e, di riflesso (non si sa come, in realtà), contro Sfera Ebbasta, come per far vedere a quelli del rap che sono i rapper stessi a criticarli, ma andiamo avanti.
Dopo cos’è successo? Quasi nulla. Rispetto al clamore mediatico precedente, i numeri non sono stati di certo quelli attesi. Il singolo non ha ottenuto certificazioni e il video, uscito il 5 marzo, in poco più di un mese ha avuto 893mila views. Tante sì, ma non quante ci si sarebbe aspettato, soprattutto vista la fattura del video e l’eco mediatica avuta dal singolo a Sanremo. Manco a farlo apposta, quello stesso giorno esce un altro video, che nelle prime ventiquattr’ore fa risultati più o meno simili, ma è di un canale con un sesto degli iscritti rispetto a quello di Anastasio. Toh! Ma è proprio quello di Massimo Pericolo. Il nuovo singolo, che in realtà era già mesi fa su Youtube – salvo poi essere cancellato perché a suo dire non aveva avuto il seguito meritato e questo, teoricamente, ne avrebbe dovuto peggiorare la resa – è Sabbie d’oro, prodotto da Palazzi D’Oriente e con il featuring di Generic Animal. A un mese di distanza il video del rapper di Brebbia ha 1,1 milioni di visualizzazioni. Ora, siamo i primi a dire che i giudizi su un artista non vadano misurati in base ai numeri che fa, ci mancherebbe, ma sono utili al nostro ragionamento.
Autenticità
Cosa rappresentano le strade di questi due artisti che si incrociano in questa maniera? Da una parte, Anastasio ha visto incredibilmente ridotto il clamore intorno a sé. Parliamoci chiaro, il ragazzo della penisola sorrentina è un rapper mediocre, nell’etimologia propria del termine, cioè che sta nella media. Scrive discretamente bene e rappa discretamente maluccio (sostanzialmente grida), come tanti ragazzi emergenti con i video da poche migliaia di views su Youtube. Nulla di eclatante. Anche ascoltando l’EP si capisce come Anastasio non dica nulla di più rispetto a quello che già tanti altri rapper italiani grossolanamente catalogati nel cassettone dei “rapper conscious” abbiano già detto. Solo che lo dice anche peggio, in maniera più banale. Per intenderci, non ha nulla che un Rancore non abbia già detto – meglio – da ormai 10 anni a questa parte. Solo che il grande pubblico conosce Rancore come quello con il cappello e il cappuccio insieme a Daniele Silvestri e quelli a lui simili non li conosce affatto. L’impressione, ascoltandolo, è quella di sentire un rapper costruito appositamente per chi non ascolta rap, ma che di suo ha poco o nulla per affermarsi. Cosa che non sarebbe poi nuova per un vincitore di X-Factor, anzi.
Il discorso opposto vale per Massimo Pericolo. 7 Miliardi è forse l’ultima – in ordine cronologico – underground hit del rap italiano, ma che dà solo una visione parziale di tutto l’universo massimopericolesco. In Sabbie Mobili viene fuori un personaggio ben più complesso del “Fanc*lo la scuola! Mi fumo la droga”. Questo suo lato si percepiva già in pezzi più vecchi, come Miss, spuntando qua e là tra le varie perle di ignoranza truzza. I due lati si mischiano perfettamente, perché Massimo Pericolo è così e non fa nient’altro che esprimere l’impulso più primordiale alla base del rap: dire, in rima, quello che si pensa.
Il tutto è perfettamente esemplificato da queste barre:
“Non sai quanto bisogno c’ho di mettertelo in c*lo
Pensare mentre scopo che di me importi a qualcuno”
In queste due frasi c’è tutta la genuinità di mettere il duplice approccio a un argomento o a una situazione di vita – in questo caso una ragazza – senza sentire il bisogno di separare due mood così diversi, uno arrogante e volgare, l’altro depresso e profondo.
Questo è quello che funziona in Massimo Pericolo. Il mettere tutto insieme perché tutto insieme lo si vive, senza separarlo perché una logica discografica così imporrebbe. Se Anastasio anche avesse fatto così, sarebbe risultato più convincente. Ad esempio, in Un adolescente e Costellazioni di kebab presenta due aspetti dello stesso tema – l’adolescenza, la giovane età – in chiavi completamente diverse: la prima introspettiva e la seconda festaiola. Questo perché uno aveva la necessità di essere presentato come pezzo profondo e complesso, l’altro come pezzo più leggero, come anche la ritmica suggerisce. Il risultato è più sterile però.
Per restare
Non dico che la carriera di Anastasio finirà oggi perché non ragiona come Massimo Pericolo, ci mancherebbe. Ha, oltretutto, strutture musicali e promozionali molto solide e potenti a sostenerlo che, finché ci saranno, faranno sì che il ragazzo non scenda mai sotto un certo livello di popolarità.
Quello che intendo dire è che, in un panorama musicale in cui già c’è tutto, il contrario di tutto e la via di mezzo tra i due estremi, la forza artisticamente davvero propulsiva ce l’ha chi è autenticamente originale. In un ambiente estremamente saturo vince chi regala la propria vita, con difetti e storture, comprendendoli o non comprendendoli, e lo fa buttandoli fuori così come li pensa, senza sofisticarli. Questo è quello che fa Massimo Pericolo. E, in un momento in cui nel rap sembra che un po’ tutti facciano la stessa cosa, avere qualcuno così fa bene. Qualcuno, insomma, che non fa nient’altro che se stesso. Probabilmente serve questo per rimanere aggrappati durante una tormenta di tormentoni.
Scialla Semper fuori il 12 aprile. Noi ci siamo.
Grafica di Mr. Peppe Occhipinti.