Disordinata Armonia è un’ottima dimostrazione di come per fare buona musica non sia necessario rincorrere le mode del momento.
L’amore per la musica, esattamente come qualsiasi forma d’amore, non è sempre facile da vivere. Alla pari dei rapporti tra esseri umani, nei quali talvolta si può decidere per il bene di entrambi di non vedersi più, anche con la musica si può arrivare a smettere, per un mare di ragioni. Queste spesso hanno a che fare con il tempo che si ha a disposizione, con la voglia che si ha di mettersi ancora a nudo di fronte agli ascoltatori e non solo.
Per questo quando leggo di qualche artista che decide di smettere cerco di fare un passo indietro, evitando di erigermi a “giudice” di quella scelta, consapevole che quando si parla di emozioni nessuno è nelle condizioni di puntare il dito al prossimo. Anche Don Diegoh aveva deciso di appendere il microfono al chiodo, ma per fortuna ha deciso di tornare sui suoi passi. Il risultato di questa scelta è Disordinata Armonia, il suo nuovo album realizzato assieme a Macro Marco, in uscita oggi per Macro Beats.
A differenza dei precedenti dischi del rapper calabrese, pieni di featuring, in questo le collaborazioni sono solamente tre al microfono ‒ CRLN, Bunna e Killacat ‒ e una alle macchine (Dj Shocca). Ma che disco è Disordinata Armonia di Don Diegoh e Macro Marco? Come ho scritto nel titolo siamo sicuramente di fronte ad un disco maturo e non potrebbe essere diversamente, considerato il background artistico di entrambi e la eccezionale capacità di Diegoh di mettersi liricamente a nudo.
Quello che a nostro avviso traspare è che mai come in questo album l’artista crotonese ha scritto brani per un bisogno quasi terapeutico di farlo. Ciò è poi ancor più evidente pensando alla brevità del lavoro (solamente otto tracce) ‒ probabilmente giustificata dalla volontà di porre l’accento su ogni singola traccia, evitando di skipparne qualcuna ‒ e ascoltando brani molto intimi come Domenica, Dodicesima Ripresa e Per Sempre. Per dirla con una barra del rapper, presente in Replica:
«I segreti li confido soltanto a una cassa spia».
Al fianco di brani strettamente personali c’è anche dell’hip-hop in senso stretto, in pezzi come NoFilter e XL. Liricamente e musicalmente possiamo dire quindi che Disordinata Armonia è un disco ambivalente: suoni più morbidi e rime più intime da un lato; beat più crudi e barre più impattanti dall’altro.
La maturità di cui parlavo è altrettanto evidente in una sfumatura che ho notato ascoltando con attenzione tutto il lavoro: a differenza di pezzi più vecchi di Diegoh, i quali spesso palesavano molta rabbia, come un senso di ingiustizia verso qualcosa o qualcuno, in Disordinata Armonia ho constatato un senso di pace personale, talvolta sottoforma di leggere malinconia o disillusione, ma mai rancore.
Dischi come questo purtroppo o per fortuna non arriveranno mai in classifica, ma sono certo che possano fare del bene a chi riesce ad entrarci dentro, a mettersi nei panni di chi, come Don Diegoh in questo caso, ha deciso di denudarsi di fronte all’ascoltatore.
Benedetto Croce diceva che dopo i diciotto anni continuano a fare poesia solamente i poeti o i cretini: in questo caso, anche se di poesia non parliamo, crediamo possa trattarsi del primo caso.