Partenza col botto per l’Ostensione della Sindrome – Ultima Cena Tour di Willie.
Apertura cancelli ore 19:30, inizio concerto previsto per le 21:30. Esco di casa alle 20.00, fuori una pioggia torrenziale bagna le strade rendendole assai scivolose. Prendo il primo autobus sovraccarico di passeggeri. Non ho la minima idea di quale sia la fermata più vicina all’Estragon. Difficile sbagliare: intorno a me solo persone con addosso merchandising di Willie Peyote. Il viaggio dura una ventina di minuti circa: lungo il tragitto i più intonano, dal fondo del mezzo, Che Bella Giornata e Portapalazzo. L’euforia è palpabile: si annuncia un bel concerto.
Giungo finalmente a destinazione e riesco ad entrare nel locale. Mi muovo verso la prima fila. È più forte di me: ai live devo essere ad una distanza minima dall’artista. Se ciò non si verifica diminuisce – proporzionalmente – il mio interesse durante lo svolgersi del concerto. Finalmente la serata può cominciare: i primi a salire sul palco sono i componenti della Sabauda Orchestra precaria. Tra questi Frank Sativa – produttore dell’album con Kavah – alla tastiera. Durante il concerto si improvviserà, in taluni momenti, anche suonatore di bonghi.
L’ultimo ad entrare è, ovviamente Willie Peyote, accolto da un’ovazione da parte dei presenti. Il pubblico sarà parte attiva per tutta la durata del concerto. Dinamismo costante. Guglielmo Bruno, questo il vero nome dell’artista torinese, ha inoltre riprodotto molti dei suoi brani “storici”, che lo consacrarono definitivamente come uno delle penne migliori d’Italia. Il tutto contornato dal cinismo usuale che contraddistingue il personaggio. Straordinaria presenza scenica. Impossibile non citare l’ovazione – da parte del pubblico- alla strumentale de Io Non Sono Razzista Ma: con tanto di dedica indirizzata all’ attuale Ministro dell’Interno Matteo Salvini. Musica impegnata, come piace a noi.
Il live finisce, Willie Peyote saluta e ringrazia tutti abbandonano il palco, ma è poi costretto a ripresentarsi in seguito ad un’insistente clamore da parte del pubblico. Gli assoli di chitarra di Danny Bronzini, e quelli di Dario Panza alla batteria, “danno la buonanotte” lasciando il pubblico in estasi. Partenza “super” di questo tour: sold out meritato.
Ultimo atto: mi dirigo verso il baracchino del “merch” e mi compro una maglietta. Bottino di guerra che ripongo gelosamente nello zainetto che ho con me. Fuori ha smesso di piovere, prendo un autobus e torno finalmente in centro. Mi dirigo verso casa, dieci minuti circa di cammino. Bologna è bellissima ed io fischietto C’era Una Vodka sotto i portici.