Un album atteso, supportato da una campagna marketing sui generis e capace di infrangere fin da subito dei record: con la recensione di Playlist analizziamo nel dettaglio l’ultimo disco di Salmo.
Per scrivere una recensione di Playlist, l’ultimo album di Salmo, conviene fare un’adeguata introduzione. Si perché parlare di un artista come lui – provocatorio, solido, per certi versi inarrivabile – è sempre complicato. È riuscito ad evolversi durante il suo percorso musicale toccando una gran quantità di generi ispiratori, sempre rendendo protagonista il rap: che sia una base hip hop, dubstep o rock lui ci ha sempre rappato sopra. Hellvisback è stato la dimostrazione della sua versatilità e della sua originalità che l’ha sempre contraddistinto dal resto della scena. Una capacità, quella di essere musicalmente trasversale, che l’ha portato ad essere tra i più amati nel nostro Paese e ad arrivare a un grande pubblico.
Dopo due anni ecco che abbiamo tra la mani un nuovo progetto, come sempre diverso dai precedenti.
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Innanzitutto è da sottolineare la tanto massiccia quanto stravagante campagna di marketing attuata per la promozione dell’album. La scelta di non rivelare i featuring, la presentazione del disco su PornHub, il live del disco in centro a Milano travestito da senza-tetto sono alcune delle trovate per pubblicizzare il progetto. Scelte insolite, che però si sono rivelate efficaci in quanto le aspettative create si sono alzate non di poco.
Dunque possiamo cominciare a commentare Playlist, un album che, a parere di chi scrive, è un concept album proprio per il fatto di non avere un filo conduttore vero e proprio, il concetto del disco è quello di essere una playlist. Il concept è la playlist.
“Tutti vogliono un pezzo” – Questo è lo slogan del progetto e, così, ci sono tracce per tutti i gusti: dalla canzone rockeggiante a quella più con sonorità più rap, passando per quella d’amore. Tutti vogliono un pezzo e Salmo cerca di accontentare il proprio pubblico. Lui stesso in un’intervista a radio 105 spiega:
“Il termine playlist per molti, per i più giovani sopratutto, è un termine abbastanza nuovo legato a Spotify. Ma la playlist già esisteva. Noi in passato prendevamo la musica, facevamo la nostra playlist e facevamo i nostri CD masterizzati. Tutto il concept di Playlist si basa su quello e in più sul fatto che ora puoi fare anche un disco di venti tracce, ma comunque la gente prenderà i pezzi e li metterà nello scaffale come gli shampoo. Quindi diventiamo comunque una playlist, è quasi inutile fare i dischi”.
L’ascolto si rivela scorrevole. Ogni traccia è diversa dalla precedente sia a livello musicale che lirico. Durante la riproduzione ci rendiamo conto che ce n’è per tutti i gusti: si inizia con la traccia simil-rock che propone un testo di critica sociale, argomento che prosegue con Stai Zitto contraddistinta da un suono rap puro (da sottolineare un Fabri Fibra in gran forma). Poi si passa al tema soldi/ricchezza e, quindi, ecco due tracce diametralmente opposte al riguardo: Ricchi e Morti che ironizza sulla tendenza dell’autocelebrazione monetaria e Dispovery Channel nella quale, insieme a Nitro, ricorda i vecchi tempi in cui entrambi non avevano una gran sicurezza economica.
Proseguendo troviamo Cabriolet, brano che contiene la tanto decantata (e anche contestata) collaborazione con Sfera Ebbasta. Il discorso al riguardo è semplice: Salmo è un provocatore per natura e, perciò, ecco che tira fuori dal cilindro la traccia che sarà la più criticata e, al contempo, la più ascoltata.
Successivamente troviamo la traccia prepotente in pieno Salmo-style, Ho paura di uscire, e lo storytelling Sparare Alla Luna, in collaborazione con Coez e di cui presto avremo a disposizione un videoclip ufficiale girato sul set della nota serie TV, Narcos.
Procedendo si ascoltano la traccia ricca di punchline, con un’altra base rockeggiante da lui stesso prodotta, PXM e la canzone d’amore, Il cielo nella stanza, con la collaborazione della cantante californiana NSTASIA. C’è spazio persino per il pezzo strumentale Tiè realizzato assieme ad Antianti, bassista della sua band. Infine, la playlist propone Ora che fai? (che ha una difficile classificazione da quanto è sperimentale), Perdonami, con una strumentale targata Tha Supreme e che strizza l’occhio alla trap, e Lunedì, traccia che conclude la lista nel modo perfetto, essendo semplicemente una delle migliori canzoni pubblicate dal rapper nella sua carriera.
Il concetto quindi è chiaro, nell’album troviamo tutte tracce diverse l’una dall’altra, senza una vera e propria linea che le congiunge ma con dietro un’idea particolare. L’idea di comporre una playlist che accontenta tutti i gusti. A giudicare i risultati della prima settimana si direbbe che ci è riuscito e, infatti, ha sfondato le piattaforme di streaming in poche ore dalla sua uscita, battendo diversi record.
Vedremo se col passare del tempo chi è rimasto deluso saprà ricredersi, oppure, se il disco verrà dimenticato nel giro di qualche mese. Il primo impatto è stato – di fatto – ottimo, almeno a livello di vendite: la prossima sfida per Salmo è rendere anche quest’ultimo progetto un cult, come è riuscito a fare per i predecessori.