Analizziamo Paranoia Mia di Ernia, una delle tracce più profonde contenute in 68.
Nelle precedenti “puntate” abbiamo analizzato i testi Vendetta di Marracash, La Solitudine di Rkomi, Prega per Noi di Achille Lauro, Lascia Stare di Fabri Fibra e Iron Maiden di Axos. Continuiamo la rubrica con Paranoia Mia di Ernia, una traccia introspettiva che regala all’ascoltatore molti spunti di riflessione.
Come le scorse volta, se prima ti serve una rinfrescata riguardo alle figure retoriche clicca qui.
Analisi Tecnica di Paranoia Mia di Ernia
La canzone è una delle più brevi del disco, essendo lunga solo due minuti e trenta. Ma in realtà è una delle più interessanti a livello di contenuti e significato. Lo schema del testo è composto da un bridge e un ritornello iniziali e finali, con in mezzo un’unica strofa.
Nel bridge possiamo notare subito alcune figure retoriche. Una metafora nel primo verso (“a volte penso che voglia piovere solo su di me”) nel quale il verbo “piovere” è usato per intendere che sente le sfortune, o comunque le situazioni negative. Troviamo un misto tra metafora e iperbole per eccesso subito dopo (“tengo tutto il peso del mondo sopra le spalle”) poiché esagera il concetto in modo figurato per esprimere la sensazione che sente. A fine introduzione è presente una personificazione: l’artista si esprime riguardo la paranoia come se fosse una cosa umana e fisica, infatti ne parla come se fosse realmente e letteralmente con lui nel momento del sonno (“quando poi viene la sera socchiudere gli occhi sul suo decoltè”). Nel ritornello dialoga con la paranoia come se fosse una conoscenza che dura da molto tempo, quindi continua la personificazione evidenziata precedentemente.
Nella strofa troviamo alcune paronomasie che hanno la funzione di creare un gioco di parole fonetico tra termini differenti solo in qualche lettera (“non mi prega e piega”, “mira e mina la mia miope essenza”). Si nota una sinestesia a fine componimento (“rosicchiando pensieri candidi / umido il sonno che dormo nel letto”) dal momento che accosta aggettivi di sfere sensoriali diverse rispetto al soggetto della frase. Il senso di utilizzare questa figura retorica consiste nel fatto che riesce a creare un’immagine particolarmente forte e d’impatto. Osserviamo anche qualche allitterazione, una della lettera “p” a inizio strofa e proseguendo ne troviamo una della lettera “m”.
È presente una similitudine (“Come a praga slega poi mi defenestra”) e vediamo persino una citazione a Jake La Furia, rapper ammirato da Ernia. La frase in questione è “rallento quando giro gli angoli e temo la vita mi abbracci e mi strangoli”, che è contenuta infatti nella traccia Dolce Paranoia del membro dei Club Dogo. Si nota anche un paradosso (“al mio capezzale giungerò in ritardo”), in quanto non è possibile arrivare tardi al proprio letto di morte. Il significato probabilmente sta nel fatto di sfidare la morte.
Analisi contenutistica di Paranoia Mia di Ernia
Paranoia Mia tratta un argomento deducibile già dal titolo. La paranoia è una forma di psicosi caratterizzata da pensieri fissi e irrazionali, che tendono a creare nella mente del soggetto problemi inutili, esagerati o addirittura inesistenti. Non è un tema facile da trattare e soprattutto possiamo definirlo piuttosto inusuale, se lo paragoniamo ad altri disturbi come l’anoressia o il bipolarismo (dei quali si parla più spesso). Già quindi la scelta dell’argomento è intrigante nella sua singolarità. Dedicare un’intera canzone a questo disturbo mentale posso dire che non è per niente facile, specialmente se si è circondati da colleghi che trattano quasi esclusivamente temi a dir poco distanti come soldi, lusso, donne e eccessi. La linea sottile che separa profondità e banalità è spesso molto sottile e Ernia riesce a non cadere mai nella seconda.
Inizialmente descrive le sensazioni che prova a causa di questo suo disturbo. La sensazione di dover affrontare situazioni pesanti anche quando in realtà non lo sono. Una presenza fissa e ossessionante che lo attacca soprattutto prima di andare a letto. King QT si esprime riguardo la paranoia come se fosse una conoscenza di vecchia data, che lo accompagna quotidianamente in tutto ciò che fa e che si rivela ancora più insistentemente la sera. Pensieri pesanti e ossessionanti lo tormentano e lo schiacciano, pensieri ingigantiti dalla sua stessa mente.
Inoltre è da sottolineare come non venga data una soluzione al problema, che pare quindi insormontabile. Sembra di più che Ernia abbia imparato a conviverci. La parte finale della strofa principale trasmette una stato di rassegnazione da parte dello scrittore. Persino la struttura del testo potrebbe non essere casuale, il fatto di aprire e chiudere la traccia con lo stesso bridge e ritornello crea un cerchio al cui interno è presente una strofa. Un cerchio che si apre e si chiude quindi nello stesso modo, senza trovare appunto una via di uscita.
“A volte penso che voglia piovere solo su di me
Tengo tutto il peso del mondo sopra le spalle, ma guardo e non c’è e
Mi scorre lungo la schiena un po’ come se fosse olio di karitè
Quando poi viene la sera so chiudere gli occhi sul suo décolleté
Paranoia mia sai mi chiedo quasi se
Sarei la stessa persona pure senza te
Ma all’alba tu vai via sul mio fondo di caffè
Quando viene sera poi ti corichi con me”
Conclusioni
Mettere una traccia così introspettiva in un album non è da tutti. Ernia dimostra ancora una volta la varietà dei suoi argomenti che spaziano dall’autocelebrazione alla critica sociale passando per la traccia più sentimentale. Sia CUUU/67 che 68 sono dischi eterogenei sia nei testi che nelle produzioni. Il percorso di questo artista è stato anche travagliato, specialmente all’inizio quando faceva parte della Troupe d’Elite, ma lui ha saputo essere resiliente, contando sulle proprie capacità e dimostrando a tutti il suo valore.
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Grafica di Matteo Da Fermo.