A che punto è arrivato Rkomi con “Ossigeno”?
“Ossigeno” è stato un fulmine a ciel sereno. Certo, che Rkomi non restasse in silenzio per più di un anno era intuibile ma in pochi pensavano ad un’idea simile. Non un libro, non un disco. Soltanto pensieri, destinati a svelare gradualmente l’identità di un artista più unico che raro nel suo genere.
In primis però, ci sembra giusto sottolineare che, per quanto innegabili, le sue doti liriche non siano un’esclusiva di questi tempi, poiché anche altri artisti – vedi Tedua ed Ernia – hanno fatto dei testi e della loro complessità il loro casus belli. Ognuno di essi ha infatti approfittato dei rispettivi esordi ufficiali per costruire una propria identità artistica, educando in modo graduale la propria fan base. Tirando le somme, tutti sembrano esserci riusciti molto bene, aldilà delle scelte stilistiche più o meno condivisibili.
Ciò in cui è riuscito Rkomi, però, consiste nell’avere attirato un determinato grado di attenzione di pubblici ed artisti distanti dal suo modo di concepire il rap. Alcuni lo definiscono come erede designato della raffinata penna di Marracash, altri invece lo considerano tra i new comers più rilevanti perché meritevole di aver ridefinito una branca di culto come il conscious-rap. Secondo noi, la verità sta nel mezzo. Perché Rkomi è custode di un talento potenzialmente inesauribile, seppur ancora non del tutto espresso, ma è anche vero che il tempo è galantuomo e servirà che ne trascorra parecchio prima di sancire con certezza cosa la sua musica diventerà realmente.
“Ossigeno” è un progetto sofisticato e raffinato come i migliori brani di “Io In Terra“, quasi come ne facesse un’attenta selezione e rielaborazione degli episodi meglio riusciti. Si avverte maggiore consapevolezza e ricercatezza nella sua ispirazione, così come si nota un’evoluzione ragionata delle tematiche affrontate e – consequenzialmente – dell’artista che le tratta. “Io in Terra” non è stato un progetto perfetto ma è stato molto importante a livello affettivo, per gli ascoltatori a cui è piaciuto e per l’artista stesso. Con quel disco Rkomi ha dimostrato di voler mettersi in gioco scegliendo il bivio della personalità piuttosto che quello della finzione. “Io In Terra” non è stato acclamato all’unanimità ma può esser considerato – ad oggi – un piccolo classico, anche per il semplice fatto che da quel momento Mirko non era più un punto interrogativo bensì un punto esclamativo dalle molteplici interpretazioni, nel bene e nel male.
E quindi, cos’è “Ossigeno”? È una metafora del sentimento dell’artista attraverso cui si manifesta, in modo più o meno esplicito, la sua sensibilità. Sensibilità che – a sua volta – gli permette di esplorare in modo inedito il terreno sempre fertile del rap, raggiungendo a tratti anche vette espressive come accade nella title-track, nella sognante “Acqua calda e limone” o nella sorprendente strofa in “Sao Paulo“, su una super produzione di Night Skinny, che pone l’ennesimo sigillo sulla loro simbiosi artistica.
Il quesito che ci tocca porci riguarda, quindi, a che punto sia arrivato Rkomi rispetto ai suoi compagni di viaggio. In breve, è come se i colleghi più mainstream (tra i quali non annoveriamo i già citati Ernia e Tedua) avessero voluto prendere la super-strada a bordo di automobili raffinate e confortevoli, mentre Mirko ha preferito allungare il percorso, affrontando sì una strada lastricata e piena di insidie, ma – a sua volta – in grado di regalare stupore e meraviglia nel suo tragitto, in modo da arricchirne il suo bagaglio personale e culturale.
Rkomi potrà essere tante cose nel suo futuro. Bisogna solo vedere quale sceglierà di essere.