La storia di Kurtis Blow, il primo vero MC che ha ridefinito i confini del mondo Hip Hop
Kurtis Blow nasce il 9 agosto 1959. Ci troviamo ad Harlem, quartiere commerciale e culturale per tutti gli afroamericani di Manhattam (New York). Fin da subito, il giovane nutre una gran passione per la musica, tanto da iniziare la sua carriera da dj al tempo della scuola media, anche se già qualche anno prima amava mettere musica per le feste della madre. E’ lei infatti che ha trasmesso a Kurtis la passione per la musica, mentre il padre (lo vedremo in seguito) quella per il basket e il baseball.
Si vocifera che a 13 anni, con una falsa carta di identità, il ragazzo già si intrufoli nei club della Grande Mela per ascoltare i disc jokey destreggiarsi durante le serate. Nel 1975, Kurtis si iscrive alla Harlem High School of Music and Art, ma la sua permanenza qui dura poco e presto si trasferisce. La musica è e resta il primo pensiero, così mentre è ancora uno studente delle superiori, comincia a far girare le sue prime opere sotto il nome di Kool DJ Kurt (chiara ispirazione a DJ Kool Herc, il quale è stato definito in un’ intervista dallo stesso Blow il co-padre fondatore dell’ Hip Hop insieme a James Brown). Ma è la fine degli anni ’70 e come gli altri dj di New York, anche lui non è più attratto dalla musica che esce fuori dai club della zona. Inizia così un lungo progetto che lo porterà a mixare le sue rime e i suoi beats col proprio giradischi.
“I’m Kurtis Blow on the microphone, a place called Harlem was my home”
“Io sono Kurtis Blow al microfono, un posto chiamato Harlem era la mia casa”
(Rappin Blow pt.2)
Cambia lo scenario ma non la sostanza. L’ammissione al New York’s City College è una conquista, ma le sue energie vengono convogliate prima nella breakdance, poi nella sua massima aspirazione: dj all’interno dei club e durante i block-party (tipici inizialmente dell’ area del Bronx). Il 1976 esce dal CCNY, in cui ha modo di lavorare come direttore della radio dell’istituto. Il salto finale lo compie un anno dopo quando decide di cambiare il suo pseudonimo in Kurtis Blow sotto suggerimento del suo manager. Il nome di tale personaggio, Russell Simmons, vi è per caso familiare? Dovrebbe, perchè è il fratello del rapper Run dei Run-DMC, oltre che fondatore della storica etichetta Def Jam e della marca Phat Farm.
In questo periodo Kurtis allarga il proprio giro ed ha modo di suonare anche con Grandmaster Flash: storico dj un anno più grande di lui, inventore della Clock Theory e padre di tutto il movimento. Inizia poi ad intraprendere una collaborazione con il fratello minore del sopracitato Russell. I due si legheranno così tanto che quest’ ultimo verrà chiamato Son Of Kurtis Blow per diverso tempo. La coppia si fa le ossa nel circuito dei locali newyorkesi esibendosi per settimane. Si cominciano a muovere le acque e la notizia arriva alle orecchie di Robert Ford, redattore di una piccola rivista chiamata… Billboard. Ford, che ha orecchio e fiuto per gli affari, propone a Simmons la realizzazione di un disco firmato unicamente Kurtis Blow. Il singolo d’ esordio “Christmas Rappin'” in collaborazione con lo stesso Ford e J.B. Moore è una bomba.
In un’intervista rilasciata un paio di anni fa lo stesso cantante cita i soli tre pezzi rap rilasciati prima di questo singolo, confermandolo di fatto come uno dei primi di questo genere. Tra questi troviamo, “Personality Jock” del 1979, made by Fatback Band, seguito dalla hit “Rapper’s Delight” della Sugar Hill Gang. Per terzo abbiamo “Spoonin’ Rap” del giovane Spoonie Gee.
Le sonorità rilassanti e le rime semplici ma estremamente scorrevoli riscuotono pareri positivi e gli permettono di acquisire una certa importanza. Non dimentichiamoci mai che corre l’anno 1979 e Kurtis Blow è il primo rapper della storia a firmare un contratto con una major. Quella in questione è la prestigiosa Mercury Records (fondata a Chicago 34 anni prima).
La conferma del suo talento arriva con The Breaks. Secondo, celeberrimo e fortunatissimo singolo che si incolonna nella top 5 accanto al già citato “Rapper’s Delight”. Abbiamo già visto come Kurtis sia stato il primo in diversi ambiti e, anche per quanto riguarda le vendite e il seguito, il suo primo singolo non è da meno: è infatti il primo brano rap certificato disco d’ oro. “Breaks on a bus, brakes on a car, breaks to make you a superstar” diventa un tormentone. Un break è un interludio strumentale, solitamente eseguito con percussioni in un brano cantato. Durante questi breaks i b-boys (break-boys per l’ appunto) si esibiscono nelle loro pose e si lanciano in folli acrobazie.
“You say last week you met the perfect guy (That’s the break! That’s the break!) and he promised you the stars in the sky, he said his Cadilac was gold, but he didn’t say it was ten years old, he tok you out to the Red Coach grill, but he forgot the cash and you paid the bill and he told you the story of his life, but he forgot the part about…his wife! well, these are the breaks!”
“Dici che la scorsa settimana hai conosciuto il ragazzo perfetto (Questo è il break! Questo è il break!), e ti ha promesso le stelle del cielo, ha detto che la sua Cadillac era d’ oro, ma non ti ha detto che era vecchia di 10 anni , ti ha portato a cena al Red Coach Grill ma si è dimenticato i soldi e tu hai pagato il conto e lui ti ha raccontato la storia della sua vita, ma si è scordato una parte… su sua moglie! Bene, questi sono i breaks!”
(The breaks)
Ma come potete leggere qui il break assume un significato tutto suo… diventa l’ unico sostantivo in grado di descrivere una situazione ben precisa e inequivocabile. Sotto forma di slang si cerca di identificare in qualche modo il detto “che sarà, sarà”. E pensandoci bene… chi di noi non ha mai vissuto un break?
Grafica di Stefano Baldi.