I migliori dischi rap del 2017 italiani che lo staff di Rapologia ha voluto premiare.
Quest’anno il rap italiano è stato caratterizzato da tanti dischi dagli stili e dai concept diversi. Oltre a quelli fortunatamente ancora legati ai canoni della doppia h, hanno preso ancora più spazio i progetti trap e hanno fatto sempre più la voce grossa quelli rinominati “indie rap“. È stato quindi un po’ complicato – come sempre – fare rientrare in questa classifica tutti i dischi preferiti del nostro ricco (e vario) Staff, riunitosi ancora una volta per tirare le somme dell’anno ormai agli sgoccioli.
La media matematica utilizzata per stilare questa classifica, ha portato all’esclusione di alcuni progetti degni di nota come “Bengala” di Attila & Egreen, “Scrivo Ancora” di Drimer, “Caput Mundi” di St. Luca Spenish, “Max” di Nerone, “Sindrome di Tôret” di Willie Peyote e “Indiana” di Gemello.
Dopo la classifica relativa alle uscite oltreoceano, andiamo ora a vedere quali sono stati i migliori dischi rap del 2017 italiani secondo il nostro staff, posizionati anche qua in semplice ordine alfabetico e rappresentativi – forse – della situazione attuale del rap italiano.
Axos, “Anima Mea”
“Anima Mea” disegna perfettamente la figura di Axos, un artista che ama distinguersi se parliamo di testi ben strutturati e complessi e di citazioni, ma allo stesso tempo ama mischiarsi e confrontarsi con il resto della scena, provando a migliorare e dare un senso a tutto quello che hanno fatto gli altri, aggiungendo contenuti stilistici di alto livello. “Anima Mea” è il progetto perfetto per creare hype su un album ufficiale in arrivo.
Bassi Maestro, “Mia Maestà”
“Mia Maestà” riproduce fedelmente l’attitudine e la rappresentazione di un artista esperto in materia come Bassi Maestro: un album completo e ricco di contenuti significativi mai scontati e sempre diretti. Con una voglia di confrontarsi cosi e di riuscirci in tutto e per tutto, possiamo definirlo uno dei migliori dischi del 2017.
Carl Brave x Franco 126, “Polaroid”
Probabilmente l’Italia non ha visto mai così tanti rapper come in questi anni. In una tale condizione per emergere e rimanere stabilmente al top bisogna trovare un qualcosa che funzioni davvero, che vada oltre la mera viralità. In un solo anno Carl Brave e Franco 126 ci sono riusciti. Incarnando quello che molti hanno chiamato “indie rap”, parlando di amore, emozioni e soprattutto di Roma, con l’aiuto di un pizzico di auto-tune, hanno dato voce a milioni di giovani che si sono sentiti e si continuano a sentire rappresentati da questi due ragazzoni di Trastevere. Nell’attesa di scoprire le loro prossime mosse (continueranno la collaborazione con Frenetik e Orang3?) ci ascoltiamo ancora una volta “Polaroid“, una sorpresa di questo 2017.
Claver Gold, “Requiem”
Replicare l’egregio lavoro svolto con “Melograno” non era affatto facile per Claver Gold, il quale aveva alzato non poco l’asticella, sia dal punto di vista della scrittura che da quello prettamente musicale. “Requiem” è un altro importante tassello che va aggiungersi alla discografia di una delle penne più raffinate del panorama nazionale e che continua, contro ogni cattivo presagio, ad emozionarci e a regalarci un tipo di musica del quale vantarci e goderne a pieno. I molti ospiti presenti all’interno dell’album sono inoltre ottimamente implementati con i mood dei brani ai quali partecipano e non sono altro che la ciliegina sulla torta di uno dei dischi più belli di quest’anno.
Dani Faiv, “The Waiter”
Dopo aver ben figurato a Real Talk nel novembre del 2016, Dani Faiv ha iniziato ad attirare molte attenzioni su di sé, grazie anche alla stretta supervisione di Jack The Smoker, una garanzia nel rap italiano e che lo ha portato a firmare per la Machete, label per cui esce “The Waiter“, il suo primo album ufficiale. Dodici tracce che confermano quanto dimostrato con i progetti usciti in precedenza, alzandone il livello e portando qualcosa di diverso all’interno della scena rap italiana.
Dargen D’Amico, “Variazioni”
“Variazioni” è un progetto che cambia il modo di vedere le cose. Un pianoforte e una voce che riflette pensieri di un’intensità rara e precisa, dove Dargen D’Amico con testi esclusivi e non, accompagnato dalle composizioni di Isabella Turso, sfodera la poesia che può regalarci il mondo hip hop, musica allo stato puro.
Ensi, “V”
Ensi è la prova vivente che firmare per una major non significa necessariamente diventare pop o abbandonare la propria attitudine e “V” lo testimonia: un album di rap puro, con un carico eccezionale di rime e fotta, impreziosito da alcune collaborazioni di livello, due su tutte quelle di Luchè e Clementino. Esperienze personali, punchline e sentimenti veri in uno dei migliori dischi hip-hop usciti nel 2017.
Ernia, “Come Uccidere Un Usignolo/67”
Ernia è stato, contro ogni aspettativa, uno degli artisti più positivi di questo 2017. Nonostante appartenga a quella schiera di nuovi artisti che sono usciti leggermente in sordina, il suo primo lavoro ufficiale della nuova era non ha mancato l’occasione di sorprendere gli addetti ai lavori. “Come Uccidere Un Usignolo” e “67” sono due lati della stessa medaglia, usciti in due periodi differenti, e mettono a nudo l’anima dell’artista milanese che grazie alle sue liriche di spessore e al suo approccio unico alla musica lo rendono uno degli artisti più completi e promettenti del rap italiano.
Fabri Fibra, “Fenomeno”/”Masterchef”
Ogni qualvolta il rapper di Senigallia esce con un disco nuovo, i fari di tutti i media italiani (del settore e non) sono puntati su di lui e un motivo ci sarà, figuriamoci se i dischi sono due, vista la pubblicazione dell’EP “Masterchef” a sette mesi di distanza di “Fenomeno“. Ciò che premia Fabri Fibra è la sua capacità di essere versatile, soprattutto con le tematiche trattate, come le inaspettate (e, immaginiamo, difficili da trattare) ultime due tracce dell’album ufficiale, dedicate a suo fratello Nesli e a sua madre.
Ghali, “Album”
Con “Album“, Ghali ha creato il primo vero e proprio prodotto rap in grado di competere nel circuito pop-mainstream, senza perdere la propria essenza. “Album” è un qualcosa di innovativo, speziato, originale, con sfumature pop che lo rendono estremamente accessibile, concettualmente impeccabile. Al primo tentativo discografico, il rapper di origini tunisine vince e convince, consegnandosi ad un futuro radioso e carico di responsabilità. Nota di merito per Charlie Charles che cura in maniera certosina il sound del progetto, confermandosi il produttore italiano di riferimento nel 2017.
Guè Pequeno, “Gentleman”
“Gentleman” è il nuovo indirizzo artistico del rapper verso sonorità latin-trap e r’n’b. Se da un lato è impossibile non riconoscerne la versatilità, è altrettanto difficile non percepire “Gentleman” come un qualcosa già sentito. Come l’odierno Woody Allen, Guè Pequeno rimescola con stili diversi argomenti già trattati condannandosi da solo al paragone con i lavori precedenti, che oggi ha sì forse superato in estetica ma dai quali si lascia scavalcare risultando meno interessante e contenutisticamente meno maturo.
Izi, “Pizzicato”
Dopo un album creato in sinergia con il film che lo vede protagonista al cinema nel 2016, “Pizzicato” è il primo vero e proprio album personale di Izi, che riesce nella finalità di consegnare ai suoi ascoltatori un progetto che lo rappresenti appieno. Dalle sonorità cupe ad una penna pessimista e oltremodo aggressiva, Izi realizza un album concettualmente trasparente, curato nei minimi dettagli sia liricamente che nei suoni, grazie anche alla collaborazione di tecnici del calibro di Shablo e Zangirolami. Se “Pizzicato” non riesce ad essere il disco rap numero in Italia nel 2017 è forse dovuto alla sua eccessiva necessità di caratterizzare e sfogare la propria vena artistica che alle volte finisce per essere un po’ troppo arzigogolata e togliere quel momento di maggior leggerezza e intrattenimento che un album esige per essere godibile al 100%.
Mecna, “Lungomare Paranoia”
Sempre più al giorno d’oggi la promozione di un disco si fa sui social. Non solo prima e dopo dell’uscita del lavoro ma anche, e soprattutto, ogni giorno a mezzo Instagram Stories. Giusto o meno che sia, l’artista che non sottosta a tali dinamiche parte un passo indietro rispetto agli altri, che all’uscita di un disco possono contare su una fan base ben affermata ed attiva. Mecna è uno di quei rapper che usa i social solo quando ce n’è bisogno, ovvero quando c’è musica fuori di cui parlare. Nonostante questo, la sua musica ha continuato a espandersi a macchia d’olio, complici le notevoli capacità di far emozionare proprie dell’artista foggiano. In questo quadro, per quanto rischioso sia stato, Mecna ha potuto far uscire il suo terzo disco, “Lungomare Paranoia“, a sorpresa, saltando a piè pari la promozione che precede un album. Il risultato? Un grande successo: buoni numeri in streaming e in copie fisiche vendute per quello che è stato da molti considerato il miglior lavoro della carriera di questo liricista incredibile.
Rkomi, “Io In Terra”
Rkomi è stato ed è da molti considerato l’anello di congiunzione tra la nuova scuola e le vecchie guardie. Con questa etichetta cucitagli addosso non era facile dare vita a un disco che mettesse, più o meno, d’accordo tutti. A qualche mese dall’uscita di “Io in Terra“, invece, possiamo dire che il primo album ufficiale del talento di Calvairate, abbia soddisfatto le aspettative. Trovandoci di fronte a un qualcosa di abbastanza sperimentale per sonorità e liriche (a volte forse troppo ermetiche) alcune tracce non sono state apprezzate da alcuni, ma siamo sicuri che in futuro Mirko riuscirà a convincere anche i miscredenti delle sue abilità; nel frattempo lo ringraziamo di aver portato una ventata di novità alla nostra scena.
The Night Skinny, “Pezzi”
Dopo tre anni dall’uscita di “Zero Kills” e proprio sul finire dell’anno ecco che ritorna il produttore naturalizzato milanese The Night Skinny, che raccoglie nel suo nuovo progetto alcuni tra i nomi più caldi della nuova scena insieme a tre colossi come Guè Pequeno, Luchè e Noyz Narcos. Atmosfere molto particolari, quasi ad hoc per ogni interprete e perfettamente ricreate dalle bellissime grafiche di Mecna. “Fuck Tomorrow” di Rkomi è il primo singolo uscito e rimane una delle tracce più riuscite, Lazza si divora una base molto cupa con altrettanto stile mentre Ernia conferma ancora una volta le sue doti di paroliere. Dentro trovate anche Izi, Tedua, Johnny Marsiglia, Samuel Heron, Vale Lambo e lo stesso Mecna in duo con Coco. Da segnalare, infine, le due collaborazioni internazionali con il gruppo inglese 67 e Paige Cakey, ragazza londinese di belle speranze.
E secondo voi quali sono i migliori dischi rap del 2017 usciti in Italia? Fatecelo sapere nei commenti qua sotto, ci farà molto piacere conoscere anche la vostra di classifica!
Artwork by Manuèl Di Pasquale.
Lo staff di Rapologia.