Il 2017 è stato senza alcun dubbio l’anno di Fabri Fibra.
Il 2017 è stato l’anno di Fabri Fibra. A fine anno viene spontaneo tirar fuori le somme, fare un resoconto di quanto accaduto, rielaborare i mesi a ritroso ed infine provare a dargli un senso. Accade spesso nella vita di ognuno di noi, così come capita con la musica, le cui cose sono spesso e volentieri strettamente in relazione tra loro. Questo anno era fondamentale per il rap italiano, ed in parte lo è stato ed in parte no. Le attese e le curiosità erano parecchie e la maggior parte di esse si basavano sul futuro degli artisti emergenti che avevano preso il sopravvento sulle tendenze già dall’autunno dello scorso anno. Molti dischi quindi erano considerati come un banco di prova, sia per i più giovani col dovere di affermarsi, sia con i veterani i quali avrebbero avuto l’onore e l’onere di confermare il proprio status, in modo da renderlo immutabile anche dentro e durante il cambiamento.
Molti pensavano quindi che questo poteva essere l’anno decisivo per uno dei tanti giovani artisti che al momento si trovano – più di altri- sotto le luci dei riflettori ed invece, proprio quando tutte le attenzioni erano rivolte altrove, Fabri Fibra ha pensato bene di sconvolgere nuovamente i trend – così come è solito fare – prendendosi meritatamente la fetta più grossa del rap game (e non solo) che in tanti credevano non gli potesse appartenere più nell’immediato futuro. Fabri Fibra era reduce da ben due anni di silenzio, dopo il clamore suscitato su più livelli con “Squallor” – dopo la parentesi di “Tradimento” in occasione dei suoi 10 anni – grazie al quale era riuscito a rivendicare il proprio trono. Molti erano i quesiti che fan ed addetti ai lavori si ponevano, tra stili che si evolvevano ed un personaggio che alcuni pensavano addirittura non avesse più niente da dire e più niente da dare al rap.
“Non vado via eppure dicono sono tornato, come se qualcuno mi avesse ucciso”
Abbiamo lasciato Fibra come un navigatore solitario di lidi lontani, consapevoli di quell’approccio quasi egoistico che lo ha tenuto sempre lontano dagli altri – ma anche una spanna sopra – in modo da poterlo guardare sempre con quel fascino misterioso che poi è proprio di chi con l’arte ci convive quotidianamente, fuori e dentro di sé. “Squallor” ci aveva lasciato un Fibra schivo nei confronti di critica e pubblico, nessuna promozione, nessuna intervista, nessun instore. Solo poche date che sono apparse ai più come una risposta intima del rapper di Senigallia ai suoi fan, come a dire: “Io sono sempre qui, anche se non sembra, anche se non mi vedete spesso. È a voi che devo tutto”.
Chi avrebbe mai pensato che da lì a poco il rap – o presunto tale per certi versi – avrebbe raggiunto proporzioni simili?
“Non mi sono ammorbidito, è che il pop ed il rap sono diventati più famosi, quindi vengono capiti di più”
Fabri Fibra è uno di quei personaggi unici nel nostro panorama nazionale, non tanto per essere l’unico rapper conosciuto e, perché no, persino rispettato anche dagli adulti – che solitamente si pongono fuori dalla ristretta cerchia di estimatori – quanto piuttosto perché l’emblema di una generazione che ha portato questa musica avanti quando tutti gli remavano contro, per esser stato diverso tra gli uguali, in questa nazione che spesso boicotta chi nuota controcorrente, che condanna chi critica, che abbandona chi necessita di risposte. Quello che sicuramente avrà pensato Fabrizio Tarducci non appena ha notato che le cose potevano cambiare, che le cose stavano effettivamente cambiando, sarà stato un semplice: “Beh, perché no”. E’ così è stato, decidendo, ancora una volta di lasciarci tutti a bocca aperta, di riprendere proprio lì dove aveva lasciato.
“Non sono neanche più quello di Squallor e non sarò neanche più questo qui, si va avanti”
“Fenomeno” esce in aprile ed è uno degli album più discussi, apprezzati e criticati di questo 2017. Proprio quando tutti pensano di sapere chi è Fabri Fibra ecco che lui decide di svestirne i panni per indossare quelli dell’essere umano nudo e crudo, con tanto di contraddizioni, sofferenze e verità nascoste, ma anche partecipe di un lato più leggero ed accessibile, differente da quello cui ci aveva abituato a guardare. “Fenomeno” è un album intimo, complesso e sincero dal punto di vista del contenuto ma è allo stesso tempo il più accessibile tra i suoi lavori, nonostante rimanga impeccabile nella sua forma. Un mondo opposto rispetto a quello creato con il suo penultimo lavoro “Squallor” – che ritengo ancora oggi il suo album migliore – il quale era criptico, sfumato e non di facile interpretazione a via delle sue molteplici chiavi di lettura non sempre comprensibili o condivisibili dai meno navigati nel genere.
“La vita è un dono e non posso permettermi di tenermi certe cose dentro fino alla morte”
Quest’anno Fibra ha deciso di disseminare nuovamente pezzi di sé attraverso la musica che solo oggi sta acquisendo un rilievo importante nei meccanismi del nostro stivale. Adesso la musica viene ascoltata, viene capita, i giornali ne parlano, le radio la trasmettono e i giornalisti ne pubblicano addirittura dei libri. Il processo di trasformazione è appena iniziato ma è già un importante punto di partenza. Nel periodo successivo all’uscita del disco troviamo un Fibra completamente cambiato nel suo essere, dal rapporto coi fan a quello con la stampa. Gli instore non sono tantissimi ma ben selezionati e coprono gran parte d’Italia. Fibra si dimostra apertissimo con tutti, grandi e piccoli, tra fan di vecchia data e coloro che lo hanno scoperto di recente. Stesso discorso per la stampa, notoriamente sua acerrima nemica, ma che adesso trova in lui una figura quasi paternale ed accogliente nella quale entrare gradualmente in questo nuovo mondo che tanto sta prendendo il sopravvento negli ultimi tempi.
Questo cambiamento non arriva però soltanto su scala personale. Già con “Squallor” – è corretto dirlo – avevamo trovato un Fabri Fibra aperto alle collaborazioni con altri artisti, molte delle quali di un certo spessore – ma il messaggio che era passato era comunque quello di una costruzione solida dell’Io grazie a dei brani complessi e di caricatura massimale attraverso i quali (ri)affermarsi. Adesso più che mai troviamo così un Fibra minuzioso nella scrittura di strofe per pezzi non suoi – come in alcune interviste ha ammesso – interessato a far parte dei progetti che ritiene meritevoli, da quelli più underground a quelli più mainstream. Ultima delle quali è “Deja Vù Senza Fiato” con Claver Gold, un pezzo di cuore restituito allo stesso Claver che con il remix di “Idee Stupide” aveva fatto un lavoro altrettanto eccellente.
Arriva così l’autunno che coincide con il tour di “Fenomeno” che è un autentico successo, sia per quanto riguarda i numeri che per quanto concerne le performance in sé. Fabri Fibra gestisce il palco da solo -lo ha fatto per un’intera vita – ed intrattiene la folla, la attira, la commuove e le fa vivere un’esperienza unica. La sua ultima fatica ha infatti conquistato su larga scala grazie anche alla disarmante sincerità all’interno di brani come “Stavo Pensando a Te” o “Ringrazio” , che sono destinati a scrivere nuovi capitoli della celebre storia di questo immenso artista.
Ma pensate che davvero Fabri Fibra dopo ciò non abbia più nulla dire? Assolutamente no.
La Masterchef Edition dell’album – un EP contenente 8 tracce, più o meno inedite – va a completare a livello stilistico quello che ad alcuni poteva sembrare come un lavoro ripetitivo o statico nella sua forma. È difficile comprendere certe critiche ma sono esistite ed esistono tuttora, e bisogna accettarle. I brani sono meno elaborati nella loro struttura concettuale rispetto a quelli della versione originale ma sono chicche imperdibili per i fan di vecchia e nuova data. Vuoi per le strumentali fresche e di livello – sempre grazie a guru come Big Fish – vuoi grazie alle provocanti liriche dal classico stampo Tarducci, che piuttosto che darne un’alternativa, vanno a completare nella loro essenza quello che è l’album originale. “Il Tempo Vola” in particolar modo è una sorta di testamento che Fibra ci lascia con grande coraggio, raccontandoci il suo cambiamento ed invitandoci a comprendere anche il nostro.
Curiosa la parentesi che invece lo vede accomunato ad un altro noto artista del nostro panorama, Marracash, i quali condividono una collaborazione con Tiziano Ferro in due brani molto intimi e particolari – “Stavo pensando a te” e “Senza un posto nel mondo” – che, tramite questo sodalizio, non fanno altro che affermare di come il rap possa andare ben oltre i suoi canoni prestabiliti raggiungendo ampie fette di pubblico che fino a poco tempo fa sembrava impossibile coprire. Consequenziale è la sua partecipazione a “Che Tempo Fa”, sulla quale Fibra ha ironizzato parecchie volte ed alla quale non credeva poter essere ospite. La storia ci ha invece dimostrato il contrario, importante ed ulteriore segnale che le carte in tavola nel panorama musicale italiano possano davvero cambiare.
Fabri Fibra è l’artista dell’anno, ma non solo. Fibra ha attraversato – step by step – quelli che sono stati i punti di rottura e di continuità che l’Italia ha vissuto, non solo dal punto di vista musicale, riuscendone sempre ad avere voce in capitolo, a dire la sua, a interpretarne i concetti ed a regalarli a chi in lui ha sempre visto una figura fondamentale per la propria crescita. Fabri Fibra è quel qualcosa in più che lo ha reso e lo rende ancora oggi il Deus Ex Machina dei nostri tempi.
Artwork by Marco Ferramosca.