“V”, l’album più maturo di Ensi – Recensione

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Ensi manda a casa i rapper bravi e “V” ne è la prova

Il rap è un genere musicale bellissimo, davvero, ma spesso nelle cuffiette ti trovi ad ascoltare roba che ha la parvenza del rap, nascondendo sotto qualche rima un prodotto totalmente asettico, agghindato alla perfezione per risultare virale e che con il genere centra poco o nulla. Questo non è assolutamente il caso di Ensi, non lo è mai stato e sicuramente non lo sarà mai. Ensi è una di quella persone che incarna in sé la definizione di MC e lo si può notare in qualsiasi brano faccia – personale o per un featuring – e in ogni sua esibizione live: è veramente un mostro sul palco e lo è anche quando si chiude in studio per dare vita a qualcosa di nuovo.

I tempi per lui sono ormai cambiati, sia musicalmente che nella vita privata, e ha deciso di parlarcene in “V”, il suo quinto album ufficiale uscito il 1 settembre per Warner Music Italia e in cui ha sperimentato diversi suoni risultando sempre se stesso, ossia dannatamente forte. Non saltiamo però subito alla conclusioni e andiamo ad analizzarlo assieme.

“V” inizia con “Ribelli senza causa”, un brano ispirato probabilmente a “Rebel Without a Cause” – storico film del 1955 con James Dean come protagonista – e in cui il rapper di Alpignano ci apre il suo libro dei ricordi, raccontandoci delle sua adolescenza passata tra periferie, panchine e giri in auto con “Illmatic” in sottofondo, non un disco qualunque. Quello non è stato un periodo semplice, come per molti, ma, nonostante le molte speranze viste scivolar via, Ensi ha tenuto duro ed è diventato uno dei capi saldi di questo genere musicale da noi tanto amato ma, ultimamente, preso un po’ troppo sottogamba sia da artisti che fan. Ce ne parla proprio nella seconda traccia, “Identità”, con Il Cile al ritornello:

“Siamo realisti, volevi meritocrazia? Non so che dirti, brindiamo alla follia di giorni tristi
Cin cin la tecnologia ha reso tutti artisti, ora una foto vale oro più dei dischi
Sì sì, non c’è democrazia restando zitti,
La vittima è la musica, l’accusa l’ha rinchiusa a Sing Sing”.

Per chi non lo sapesse Sing Sing è un carcere di massima sicurezza nello stato di New York e viene utilizzato come metafora per indicare dove è stata rinchiusa la nostra musica, abusata da troppi, ben sfruttata da pochi, troppo pochi. Ma per fortuna Ensi è un’icona del rap game, anzi è di più e ce lo descrive a modo suo nel banger “Iconic”, di cui è disponibile il videoclip diretto da Antonio Zappadu:

Non so voi, ma io ogni volta che l’ascolto non mi prendo bene, di più, e non smetto di farlo se subito dopo parte “Boom Bye Bye”, una classic rap track che mi fa rivivere la fotta dei brani di Sean Price o di altri mostri sacri del boom bap.

Vieni a vedermi live, con il click mi pulisco il culo”: si ragazzi, andate a vederlo live per capire cosa è un vero concerto rap. Zero playback, zero pagliacciate, solo tanto, ma tanto, rap! Di rap ne abbiamo in abbondanza anche nelle tracce che seguono e che fanno percepire fin da subito all’ascoltatore la caratura del disco. Mettere in play in successione “Si, come no” , “Tutto il mondo è quartiere”, “Mezcal  e “Te Lo Dicevo” ti trasmette una carica enorme, facendoti salire addosso un desiderio indescrivibile di scrivere un testo, fare freestyle o, semplicemente, di ascoltarle ancora una volta ma con il volume più alto. Non è da tutti avere una sequenza di brani di questo genere uno dietro all’altro, ma qua fortunatamente ci sono e hanno alzato il livello del disco quando mancano ancora 6 tracce alla fine.

Dopo il featuring con Luchè (strofa grezzissima la sua) il mood cambia: tra una dedica alle M.I.L.F. e una a quella pianta che si è soliti fumare alle “4:20”, Ensi se la – passatemi il termine – scialla un po’, prima di prendere il volo verso argomenti un po’ più profondi, ritagliandosi anche il suo momento più “acustico” nella traccia numero 11 del disco, l’unica che non ho inserito sul mio iPod.

Il libro dei ricordi, tuttavia, ha ancora tanti pagine da farci sfogliare e così in “Mamma Diceva” – a mio parere uno dei brani migliori del disco – ci porta alla luce le delusioni avute in passato, spesso per merito di amici a cui ha dato di più di quanto si meritassero:

“Ho chiamato fratello ben più di un Caino, ho brindato col vino
Ho spezzato il pane, l’infame l’avevo vicino
Il tempo è passato veloce, non ne sono uscito pulito
Sopra c’ho messo un croce, ma avrei preferito quella del mirino”.

Stiamo arrivando alla fine ed ecco così il turno di “Noi” e “Vincent”, le tracce più intime di “V”. Qui il rapper infottato e punchliner lascia spazio ai sentimenti reconditi e ai momenti passati con la sua donna, la madre del figlio che tanto ama e a cui ha dedicato la bellissima traccia finale, la giusta conclusione di questo emozionante viaggio in compagnia dei ricordi, delle rime e dello stile di un rapper che ho iniziato a seguire dai tempi di “Sotto La Cintura” e che ogni volta che esce con un progetto nuovo mi rende sempre fiero di aver acquistato ogni suo album.

Bassi in “Fuori Dal Coro” diceva che “chi ha mollato l’hip-hop per la famiglia e il lavoro, non sa cosa si è perso”. Ensi lo sa bene e, invece che mollarlo, lo ha ripreso in mano a distanza di 3 anni da “Rock Steady” dando vita a quello che è probabilmente l’album più importante della sua vita. Si è impegnato molto per farlo – affermarlo non è poi così tanto banale al giorno d’oggi – aprendo il proprio cuore sopra l’ottimo tappeto musicale cucitogli addosso da Vox P, Prez, The Night Skinny, The Ceasars, Low Kidd, DJ 2P, Frenetik & Orang3, Dave, Phra, Old Ass e Fabio Giachino. Al microfono, come ben saprete, non è stato da solo: oltre ai già citati Luchè e Il Cile, il rapper dei One Mic ha chiamato con sé altri tre colleghi, tre amici con cui si è spesso divertito in passato: un Clementino in formissima nel brano “Sì, come no” e la coppia affiatata Gemitaiz & MadMan in “4:20”, da cui sinceramente mi aspettavo qualcosa di più.

Potrei descrivere “V” in tanti modi, ma voglio descrivervelo come uno degli esempi più lampanti di come si possa fare nel 2017 un album rap al 100% anche sotto major. Rime, flow, metrica, incastri, concetti, attitudine, varietà, ottime produzione e buone collaborazioni: c’è veramente tutto e, perciò, se ancora non lo avete fatto correte subito ad acquistare l’album più maturo di Jari Ivan Vella, in arte Ensi.